Madame Bovary venne pubblicato per la prima volta nel 1856. Pochi mesi dopo Gustave Flaubert venne citato in giudizio per oltraggio alla pubblica morale. L'autore venne scagionato e il romanzo divenne uno dei libri di maggior successo della letteratura francese; tuttavia, la vicenda del processo lascia capire quanto l'opera di Flaubert avesse colpito a fondo la coscienza dei suoi contemporanei.
È innegabile che Madame Bovary sia un romanzo che affonda le radici nella società francese del XIX secolo. Nonostante ciò l'opera di Flaubert è diventata un simbolo: il termine ''bovarismo'' è sinonimo di un certo modo di rapportarsi alla realtà. Dopo più di un secolo e mezzo, cosa rimane di Madame Bovary? Per rispondere, bisognerebbe prima riuscire a capire la protagonista del romanzo. Emma Bovary disprezza quella borghesia di campagna a cui lei stessa appartiene. La noia della vita di provincia, mollemente adagiata su sé stessa, lontana dai balli e dal lusso della capitale, rinchiusa nel suo piccolo guscio di mediocrità e di tiepide passioni, la disgusta. Eppure non riesce ad uscirne (e, soprattutto, non può). È una donna perennemente insoddisfatta, invischiata in un matrimonio infelice e in un ambiente che la opprime. La sua unica via di fuga sono i romanzi: quelle storie d'amore, passionali e tragiche, la fanno sognare. Quanto è diverso il sentimento inarrestabile e appassionato che provano i protagonisti dei libri rispetto alla sua vita coniugale, intrisa di meschine banalità!
La psicologia di Emma si basa su questo senso di mancanza, sul contrasto tra la realtà che la circonda e aspirazioni che le sembrano irraggiungibili. È una donna intelligente, colta, raffinata, ma il suo ambiente la stritola. Proprio per questo cerca di evadere, a costo di infrangere quelle convenzioni sociali che la vorrebbero rassegnata e contenta del suo status. E lo fa nell'unico modo che le è possibile: cercando il brivido delle avventure amorose.
Emma è innamorata di un ideale, di una certa idea dell'amore. Suo marito la ama teneramente, ma lei lo disprezza. I suoi amanti, prima o poi, l'annoiano; eppure Emma rimane legata a loro anche se il sentimento che credeva di provare all'inizio si è ormai spento: sono l'unico modo che lei ha per evadere dalla propria vita, semplici illusioni con cui può avvicinarsi alle eroine dei romanzi che tanto ammira. Niente di più che un mezzo per riuscire a fingere, almeno per poco, di essere un'altra persona. Sull'altare di quell'ideale, che rincorre continuamente, è pronta a sacrificare tutti gli affetti. La girandola di tradimenti e di bugie in cui rimane invischiata è per lei una necessità. Una sorta di placebo per le proprie aspirazioni frustrate. Ed è indicativo che, a un certo punto, Emma trovi questo placebo nella religione: ma anche la fede, alla fine, la lascia indifferente, non riesce a colmare il vuoto.
Si è detto che Emma non può uscire da quella vita che la deprime e la consuma a poco a poco. E questo, semplicemente, perché è una donna. Il suo tempo non riusciva a concepire che potesse avere delle aspirazioni. Di fronte alle esuberanze di Emma, i suoi amanti le muovono tutti la stessa critica: ''lei si compromette''. Ciò che importa, all'interno del metro di valori della società borghese, è mantenere una facciata di rispettabilità. Poco conta che, in realtà, sia tutta ipocrisia e finzione.
Emma Bovary è questo: la tensione infinita e disperata verso un ideale che non potrà mai raggiungere. È stato ingenuo accusare il romanzo di indecenza; ancora più ingenuo è pensare che sia semplicemente il ritratto di un'epoca e di una mentalità ormai superate. Dietro quelli che sembrano i capricci di una giovane donna del XIX secolo si nasconde un abisso. Si dice che durante il processo Flaubert abbia detto: ''Madame Bovary c'est moi'', madame Bovary sono io. Si sbagliava: Emma Bovary siamo tutti noi. Lo siamo quando siamo costretti a rinunciare ai nostri sogni, quando dobbiamo fare i conti con le delusioni di una vita che ci sta stretta e non ci permette di esprimerci, quando vorremmo poter essere altro da quello che siamo. Immagini tratte da:
3 Commenti
giuseppe branciforti
31/7/2018 13:18:16
Emma è bella,intelligente istruita.raffinata. E' troppo x Carlo. Rodolfo e leone sono 2 mascalzoni, non la capiscono, sono ancora più mediocri di Carlo. Se Emma potesse per incantamento accedere nel salotto dei Guermantes (proust) sarebbe ben accolta., diventerebbe presto una di loro
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Maria che
19/4/2021 16:43:12
Ho adorato quest’articolo, l’ho divorato con gli occhi e ho preso maggiore consapevolezza della meschinità degli uomini, accomunati dalla stessa sorte infelice ( ma non per questo, senza vie di fuga)
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