di Serena Macauda In questi mesi, hanno abitato vicini, sul mio comodino, due romanzi che non avevo programmato di leggere uno dopo l'altro, ma così è stato. Senza volerlo, tra i due testi sono emerse delle straordinarie similitudini che mi hanno portata a mille riflessioni e hanno suscitato in me altrettante emozioni. Cuorebomba di Dario Levantino e L'equazione del cuore di Maurizio De Giovanni, due storie strazianti e meravigliose allo stesso tempo, che hanno un filo rosso comune: il mare, capace di mettere in connessione i due libri sin dalla copertina. Nel primo è rappresentato un ragazzino, di spalle, che si tuffa da una scogliera. Intorno è tutto luminoso, il tuffobomba è un salto alla ricerca della vitalità, della felicità. Nel secondo, invece, un bimbo aggrappato alla lenza di una canna da pesca è sommerso in uno scuro mare blu. Rosario, sedicenne protagonista del romanzo di Levantino, è un cuorebomba. Scopre di appartenere a questa categoria di persone, quindi si reputa un debole gentile, un fragile forte. Uno che al posto del cuore c'ha una bomba, quindi capace di provare emozioni esplosive. Secondo Rosario chi ha il cuorebomba è indifeso, perché è alla mercè dei sensi, lui sa bene cosa vuol dire essere vulnerabili, difficile non esserlo. Nasce e cresce a Brancaccio in balia della ferocia del quartiere e della cattiveria della gente che incontra nel suo cammino, in lotta continua contro la sofferenza e contro gli stenti economici, alla ricerca disperata di equilibrio e normalità. L'adolescente palermitano è lontano dall'essere un cuoresecco: quindi insensibile, col cuore piccolo piccolo, incapace di cogliere sia i piaceri che i dispiaceri della vita. A leggere la descrizione dei “cuorisecchi” fatta in prima persona da Rosario, sembra prendere forma con chiarezza la personalità del protagonista del secondo romanzo, Massimo. Anche qui il mare è onnipresente, ma mentre nel primo caso Rosario ci si tuffa, nel secondo si immagina il protagonista alla guida della canna da pesca raffigurata in copertina, pronto a salvare il bimbo aggrappato alla lenza della canna, come fosse un pesciolino. Massimo non si immerge, lui prova ad avere il controllo degli abissi da lontano, affidandosi alle regole della logica e alla sua amata matematica. Il mare è scuro, pericoloso e chi si trova intrappolato sotto deve essere portato in salvo. Massimo è un signore rigido, estremamente razionale, che non si lascia trasportare dai sentimentalismi. Si domanda tra sé il motivo per cui non prova dolore, non si sente straziato e distrutto alla notizia dell'incidente stradale che ha ucciso figlia e genero, e ridotto in coma il piccolo nipote Checco. Si sente addirittura infastidito quando deve lasciare la sua casa, la sua quotidianità per recarsi nel paesino del Nord Italia, dove viveva la figlia. Ma Massimo davvero è un “cuoresecco”? Anche nel titolo di De Giovanni compare la parola “cuore”. Quello di Massimo inizia a pulsare solo dopo aver trovato nell'equazione di Dirac il legame paterno prima, l'amore per il pesciolino avvolto dalle acque scure poi, il quale metaforicamente rappresenta il nipote in fin di vita. Leggo un dualismo in questi due personaggi, i quali all'inizio si relazionano in maniera opposta ma successivamente diventano complementari. Con i suoi dati anagrafici, Massimo, non potrebbe rientrare tra i protagonisti di un romanzo di formazione, tuttavia è lui che compie una crescita che lo avvicina al cuorebomba di Levantino. Rosario e Massimo vivono dei drammi, toccano con mano il dolore e scoprono entrambi, nel finale, che per combattere la morte c'è solo un antitodo: il cuore. Se non avessi letto questi romanzi in un tempo tanto ravvicinato, forse non sarei stata in grado di fissare questo leitmotiv comune, non avrei colto a pieno la ricchezza emotiva dei due protagonisti. Si è trattato di un bellissimo viaggio ed invito voi a percorrere questo sentiero così come l'ho attraversato io, solo la forza della letteratura può offrire questo genere di esperienze. Immagini tratte da foto dell'autore
1 Commento
Daniela
22/6/2022 15:38:08
Ho letto solo il romanzo di De Giovanni anche io sono rimasta affascinata da questo libro e dal suo protagonista, questo articolo mi spinge a leggere il romanzo di Levantino..
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