di Lorenzo Vanni Che cosa sappiamo noi di chi vive in altre terre distanti e apparentemente inaccessibili? Che cosa sappiamo noi del Medioriente di cui abbiamo solo un pallido riflesso nei notiziari che puntualmente parlano di guerre, scontri e terrorismo? È veramente questo quell’altrove che i media descrivono o non è forse che un utile vademecum per il turista occasionale per poter evitare i luoghi di guerra? Gian Stefano Spoto risponde da giornalista a queste domande con una sua cronaca dal campo, proprio sulla Striscia di Gaza, tra Israele e Palestina: il titolo è Deserto Bianco, pubblicato da Graphofeel Edizioni. Il deserto del titolo è il deserto del Negev dove tra 2014 e 2015 cade la neve ricoprendolo di un manto bianco; un evento insolito per il luogo, tanto da poter suscitare speranza. Improbabile come che la neve cada nel deserto è la fine di un conflitto che si protrae da decenni e di cui è veramente arduo distinguere torti e ragioni di una parte e dell’altra. Si potrebbero fare considerazioni di geopolitica, e invero si sarebbe tentati, ma la direzione intrapresa da Spoto è invece diversa: in mezzo ad un conflitto che ci sembra di conoscere benissimo attraverso i notiziari, ci sono le vite di chi quelle terre le abita. C’è l’umanità e la riscoperta di uno spirito di solidarietà di cui non si ha contezza dal lontano occidente europeo. La cronaca fornita da Spoto ha una struttura episodica per individuare e mettere meglio in luce episodi che si ritengono significativi per comprendere che cosa c’è al di là delle ragioni politiche ed economiche che riguardano le alte sfere. È un libro calato nel sangue e nei nervi di persone comuni i cui figli, nipoti e compagni si sono arruolati nell’esercito spinti dal senso del dovere di difesa della propria terra pur con tutte le ansie che ne derivano. Di fronte al cronista interessato prima di tutto alla vicenda umana, gli intervistati si dimostrano aperti e felici che qualcuno ascolti che cosa pensano persone comuni. Come dire: “Che la nostra pena e preoccupazione siano pene e preoccupazioni universali”; il cronista si fa recettore attento dei messaggi di speranza che vengono da Israele e da Gaza, e ne comunica l’intensità astenendosi dal fare commenti, ma solo riportando esperienze di vita vera. L’intento di Spoto è chiaro: fornire un’immagine diversa rispetto a quella superficiale e occasionalmente cartolinesca che domina l’immaginario comune occidentale. I nostri disagi non sono reali, la nostra vita precaria non è reale rispetto a quanto accade sulla Striscia di Gaza; tutto quel che crediamo di poca importanza è di primo piano in una terra che non vede la pace e la prosperità da decenni. Il volume è arricchito di fotografie a colori che permettono un’immersione più profonda nelle materie trattate in ogni capitolo. Immagine gentilmente fornita dalla casa editrice
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Maggio 2023
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