di Cristiana Ceccarelli E il vento disperse la nebbia è un romanzo di James Leo Herlihy, scrittore, drammaturgo e autore statunitense. Il romanzo è anche stato trasposto in una pellicola di successo nel 1962. I protagonisti dei suoi romanzi sono spesso disillusi o emarginati, abbandonati a se stessi in balia delle circostanze della vita, adolescenti problematici o vagabondi violenti e disadattati.
Modellato sulle ultime caratteristiche troviamo il personaggio del libro E il vento disperse la nebbia, Berry Berry, figlio maggiore di una famiglia americana di fine anni ’50 e inizio anni ’60, principale protagonista della storia, effetto di una madre troppo pressante e di un padre permissivo e ubriaco, e causa di tutti gli avvenimenti e drammi della famiglia, che sono raccontati in prima persona da Clinton, il fratello minore. Due fratelli opposti nello stile di vita e nelle inclinazioni. Berry Berry è ormai fuori casa con una famiglia che non sa dove lui sia, che vive nella menzogna del suo mito per non affrontare la verità, che aspetta in trepidante attesa un suo eventuale ritorno o perlomeno qualche cartolina o notizie circa la sua locazione. Le uniche tracce che però ricevono dei suo spostamenti, sono richieste di pagamenti di cauzioni o soldi per presunte imprese lavorate per gli Stati americani. Poi c’è Clinton, un adolescente dall’intelligenza diligentemente nascosta nei suoi inseparabili taccuini e nella paura delle persone; così strane, crudeli, incomprensibili, tanto da affascinarlo come nient’altro: per questo riporta tutte le conversazioni sui suoi quaderni. Clinton vive nell’ombra del fratello maggiore, nella dedizione e affetto che i genitori gli riservano nonostante tutto; sembra quasi abbandonato, se non fosse che a legarlo ai parenti rimane l’ingombrante assenza di Berry Berry, che lo rende più presente che mai. Ma un giorno decide di partire alla ricerca del fratello, anziché aspettare che fosse lui a tornare a prenderlo: probabilmente non lo avrebbe fatto mai. E’ un romanzo delicato e intrigante nella scoperta psicologica dei personaggi, affascinanti sono infatti le loro fissazioni, il loro modo di fissare la realtà per renderla accettabile, per scusarla delle cose che spaventano e non si riescono a superare. E’ un romanzo che placidamente scopre le inesattezze di ognuno, le imperfezioni; viene infatti a mancare il modello perfetto della famiglia tradizionale americana così tanto propugnato negli anni ’70, e non per svilire la concezione di famiglia ma semplicemente per riconoscere che la perfezione è umanamente impossibile, e che la famiglia altro non è che la messa in comune di queste grandi debolezze, che devono essere utilizzate per scontro e rincontro; per crescere e imparare da subito la diversità che ci rende uguali. E’ un romanzo gentile nella narrazione, con una prosa impegnata che non risulta pesante, dolce con gli errori, che li sorvola senza scatenare giudizi. E’ semplicemente la realtà di una famiglia complicata, con un padre che lotta contro un comunismo che lo sfama e vive nei sogni e i riverberi di una politica passata, che lo spinge a trovare conforto nell’alcool e nei puzzle, di una madre che accondiscende a tutto con l’oppressione che ne consegue e che le è propria, con un disincanto negli occhi che fa riflettere; è la storia di BB che trova nel vagabondaggio violento la sua espressione al niente che la vita sembra avergli concesso e la storia di Clinton che sembra invece registrarla la vita, come se fosse cosa degli altri, come se non lo coinvolgesse. Ma Clinton semplicemente smette di aspettare la vita, rendendosi conto che la vita è anche il tempo dell’attesa del niente, del vedere gli altri organizzarla per costruire qualcosa; e sarà l’artefice del suo cambiamento e crescita, fino a quasi invertire i ruoli.
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Maggio 2023
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