Scritto nel 1898, il celebre racconto di Henry James The Turn of the Screw (“Il giro di vite”), è l’opera in cui il senso di mistero, enigma e del non detto meglio si manifestano
La fabula si apre con una focalizzazione zero (cfr. Genette 1972) da parte di Douglas, il quale legge al suo pubblico le memorie di una sua amica defunta, sulla quale non si hanno altri dettagli (in quanto lettori siamo tenuti a fidarci di questa versione). Dalla focalizzazione zero si passa alla focalizzazione interna, attraverso la voce di una giovane donna, figlia di un povero pastore anglicano, che accetta l’offerta di lavoro del ricco tutore di due fratelli, Flora e Miles, di badare a questi ultimi. Per la ragazza è la realizzazione di un sogno: per la prima volta riesce ad abbandonare una vita di stenti e privazioni e conoscere finalmente il mondo. La sua mansione la porta a Bly, una bellissima casa della campagna inglese, dove la giovane donna presto capisce che qualcosa non va: Mrs Grose, la governante sempliciotta della tenuta, confessa all’istitutrice delle manifestazioni fantasmatiche di Miss Jessel e Peter Quint, i suoi predecessori. Da qui inizia una serie di eventi, che culmineranno con la morte di Miles. Il senso di enigma e di mistero è accresciuta dalla narrazione omodiegetica, verso la quale Wilson (1934: 385) nutre cospicue riserve epistemologiche: il critico statunitense sintetizza che la vicenda della giovane istitutrice rappresenta un caso di repressione sessuale e di follia. In che modo il critico sostanzia le sue asserzioni ermeneutiche? L’incontro tra il tutore dei bambini e la giovane donna avviene a Harley Street, la celebre via londinese dei medici; l’istitutrice non aveva mai abbandonato, fino ad allora, la canonica in cui era cresciuta e lo zio dei bambini rappresenta il primo vero uomo che ella incontra e di cui si innamora follemente
La presunta apparizione (in quanto, date le premesse, è difficile credere alla narrazione in prima persona) degli spettri rappresenta uno sviluppo significativo nel testo: l’istitutrice, per tutelare i bambini, si senta investita da una santa missione di difesa, che finisce nel peggiore dei modi. Da un punto di vista rousseauiano, l’arrivo dell’istitutrice rappresenta la corruzione dell’infanzia, che, come sintetizza il filosofo ginevrino, deve restare lontana dalle minacce della società.
Qualora si accetti l’effettiva presenza degli spettri e non si creda che si tratti di immagini della mente distorta della giovane istitutrice, essi, a giudizio di recenti interpretazioni, potrebbero rappresentare il perturbante, un passato che non è stato superato o completamente accettato (Beidler 1995). Un aspetto centrale del testo è rappresentato anche dal titolo: la vite a cui si allude è la tortura a cui sono sottoposti i bambini dall’istitutrice, ma anche un’allusione alla repressione sessuale, in quanto la forma della vite rimanda al fallo (Gardini 2014). Forte è la tensione epistemica della fabula: l’istitutrice è pazza? Gli spettri esistono veramente o sono frutto della mente fantasiosa della giovane donna? Probabilmente non ci sarà mai una risposta a queste e ad altre domande e ciò, innegabilmente costituisce la bellezza di questo testo. È opportuno concludere questa riflessione con una considerazione di ordine critico: Conrad e James anticipano il Modernismo e i suoi meccanismi narrativi come la narrazione multipla o inaffidabile oppure l’allusione (il make you see conradiano). The Turn of the Screw è il prodotto della filosofia del sospetto, quella filosofia che, utilizzando la terminologia di Deleuze, è chiamata a rattristare, cioè a sconvolgere, a revocare tutto in dubbio (cfr. Deleuze 1962). Quello che James fa in questo testo, che non dà una risposta definitiva agli stessi interrogativi che pone. Siamo di fronte a quella che il compianto Umberto Eco definì opera aperta, dove ogni interpretazione è possibile (cfr. Eco 1979).
Bibliografia:
Beidler, PG (1995) A Critical History of “The Turn of the Screw” in Henry James The Turn of the Screw: New York, Bedford Book of St Martin Press. Deleuze, G (1962) Nietzsche et la philosophie : Paris, Presses universitaires de France. Eco, U (1979) “Il ruolo del lettore”, in Lector in fabula. La cooperazione nei testi narrativi: Milano, Bompiani. Genette, G (1972) Figures III : Paris, Edition du Seuil. Gardini, N (2014) Lacuna: Torino, Einaudi. Wilson, E (1934) “The Ambiguity of Henry James” in Willen (ed. by) A Casebook on Henry James The Turn of the Screw: New York, Thomas Y Crowell Company.
Immagini tratte da:
- http://www.goodreads.com/book/show/12948.The_Turn_of_the_Screw - Edmund Wilson, Pubblico Dominio, Wikipedia italiana, voce “Edmund Wilson”
3 Commenti
Francesca
3/9/2016 17:43:54
È sempre un piacere leggere i suoi articoli :-)
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Andrea
3/9/2016 18:15:04
La ringrazio molto, Francesca! Per qualsiasi cosa domanda non esiti a scrivermi.
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