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7/10/2017

Etica di un feto – Il nuovo romanzo di Ian McEwan

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di ​Lorenzo Vanni
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​Ian McEwan è uno scrittore che non ha bisogno di presentazioni. Le sue opere sono sempre state al centro dell’attenzione fin da quando, nel 1978, aveva esordito con il suo primo romanzo, Il  Giardino di Cemento, che aveva provocato scandalo per l’argomento pruriginoso che affrontava (l’incesto), perfettamente in linea con la serie di altri racconti che aveva pubblicato pochi anni prima. Con il tempo, una volta superata la temperie culturale degli anni ‘70, a McEwan venne riconosciuto il talento attraverso numerosi romanzi che in parte si distaccavano da quel suo percorso iniziale, per poi coronare il tutto con il Man Booker Prize, vinto nel 1998 con il romanzo Amsterdam. Ad oggi è uno degli autori le cui opere sono maggiormente fonte di ispirazione per registi che hanno contribuito ad alimentarne la fama: parliamo ovviamente di Espiazione diretto da Joe Wright e considerato dell’autore inglese, Cortesie per gli Ospiti diretto da Paul Schrader e il nuovo film di imminente uscita Chesil Beach.  
Nel Guscio è il suo nuovo romanzo pubblicato in Italia da Einaudi nel luglio del 2017 e che conferma una volta di più, dopo il caso etico particolarmente spinoso rappresentato da La Ballata di Adam Henry del 2014 (un ragazzo minorenne che rifiuta una trasfusione di sangue perché Testimone di Geova), l’interesse per temi etici che rendono l’autore, ormai quasi settantenne, uno dei più provocatori e stimolanti del panorama letterario attuale.
Nel nuovo romanzo, la prospettiva adottata è quella di un feto che assiste, dal suo spazio privilegiato all’interno della placenta materna, alla pianificazione di un assassinio che vede come vittima il padre del futuro bambino. John e Trudy, i genitori, si sono presi una pausa di riflessione in cui osservare lo svilupparsi dei propri sentimenti, ma in realtà lei ha un amante di cui il marito è perfettamente a conoscenza. È il cognato, Claude, uomo insignificante in confronto al fratello John che invece dirige una casa editrice il cui principale obiettivo è quello di far conoscere la poesia; è infatti anch’egli un poeta e spesso va a trovare la moglie per declamarle le sue poesie (prevalentemente sonetti) composte in memoria del loro amore. Claude, al contrario, è un uomo ricco che vive tra mille agi e non tiene in nessuna considerazione la cultura e l’arte, in breve disprezza suo fratello John e tutto quello che rappresenta. Un giorno, Trudy e Claude decidono di uccidere John avvelenandolo, come accade anche nell’Amleto shakespeariano citato in esergo; quando l’atto è compiuto, Trudy è colta dai sensi di colpa per un atto che si rende conto essere stato guidato dalla gelosia e dalla rabbia per la separazione.

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La trama del romanzo, per quanto all’apparenza convenzionale, è resa ricca di tensione dal fatto che ogni cosa è raccontata dal punto di vista del feto che non vede niente di quanto accade al di fuori, ma ne sente solo i suoni. Il lavoro del feto nel raccontare è prima di tutto un lavoro immaginativo che permette di inquadrarlo più propriamente come rappresentazione dell’artista che, rinchiuso nella sua sfera protettiva, è in grado di osservare il mondo dalla distanza e di interpretarlo senza avere la certezza, tuttavia, che quanto afferma sia corretto. Non sono peregrine infatti le digressioni che fa l’autore collegando il ventre materno a uno spazio protetto toccato solo minimamente dal mondo intorno; McEwan fa spesso riferimento in questi casi agli avvenimenti del mondo come la crisi dell’immigrazione e le guerre in Medioriente, e viene da pensare che non stia solo parlando  del ruolo dell’artista in sé quanto dello status dell’Inghilterra che si ostina a considerarsi al di fuori del mondo come se il resto non la riguardasse, se non fosse che poi alcuni di questi eventi apparentemente marginali hanno effetti diretti sulla vita degli inglesi.
In altre parole, sembra, leggendo tra le righe, che McEwan prenda una posizione netta sulla Brexit, pur con strumenti postmoderni e quindi l’argomento non venga affrontato direttamente: è noto che gli scrittori postmodernisti evitano di affrontare direttamente la realtà perché non sono in grado di formulare giudizi netti al riguardo: “non esistono fatti, ma solo interpretazioni”. Questo rende drammatica anche la prospettiva del feto.
Ma al di là di queste letture meta-letterarie si pone un dilemma esistenziale che coinvolge fino alla fine e che carica di tensione anche i momenti di cui si conosce già l’esito. Infatti, l’intento omicida è noto fin dall’inizio. Un romanzo indispensabile per mettere alla prova il nostro senso etico e che porta a immedesimarsi nelle azioni dei colpevoli, rendendo la vittima tutt’altro che gradevole come ci si aspetterebbe. Non è un romanzo consolatorio, ma è uno dei migliori che vi potrà capitare di leggere quest’anno. McEwan ha fatto ancora centro.
 
Immagini tratte da:
https://it.wikipedia.org/wiki/Ian_McEwan
https://www.goodreads.com/book/show/30008702-nutshell

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