di Agnese Macchi Ci vuole più coraggio a scegliere il mare o la terra? L'istinto o la ragione? È meno doloroso vivere in un’armonia panica con la natura senza affermarsi come singoli, o costruirsi faticosamente un’identità sulla terra attraverso i doveri e con impegno e sacrificio? Sono questi i quesiti che convivono in “Falsetto”, un componimento montaliano compreso nella prima raccolta del poeta, Ossi di seppia, pubblicata nella sua prima edizione nel 1925. Il titolo della raccolta poetica ci lancia già di per sé un segnale, gli ossi di seppia sono scarti del mare, trasportati sulle rive dalle correnti e dalle onde, rifiuti del mare alla deriva. La protagonista della poesia “Falsetto" è Esterina, forse riconducibile a una certa Esterina Rossi, conoscenza delle estati giovanili di Montale alle Cinque Terre. Esterina è una giovane donna sulla soglia dei vent'anni, sostanzialmente viene colta durante l'atto di tuffarsi in mare. Tuffo che diventa allegoria di un abbraccio quasi amoroso con il mare, quindi con la natura, l'istinto primordiale dell'uomo, l'armonia con il tutto. Esterina segue l’istinto naturale e non ha paura di buttarsi fra le braccia del mare in un’esperienza di totale libertà, si realizza nell’elemento dell'acqua dove non ci sono vincoli o confini. Una donna che diventa una creatura del mare, una ninfa, un evidente richiamo alla dimensione panica della Pioggia nel pineto, di Gabriele D’Annunzio. Esterina fa parte della razza di mare, di chi sceglie l'indifferenziato e si mischia con il Tutto in una mistica metamorfosi. Gli occhi di chi la osserva sono però lontani, collocati altrove, radicati sulla terra. Chi la guarda non ha il coraggio di seguirla, o forse non ne ha la possibilità. Non si capisce infatti se la terra sia una scelta o una condanna, se “la razza di chi rimane a terra" condanni o ammiri Esterina per il suo coraggio. L'io, della razza di terra, si sente diverso da chi vive un'esistenza aproblematica, spensierata e accetta e si muove in totale armonia con l'andamento della vita. L'io poetico è l'osso di seppia, rifiuto espulso dal mare, radicato sulla terra, dove hanno vigore regole e leggi, e si rendono necessari impegno e sacrificio, dove hanno luogo tutte le avversità del vivere. La scelta della terra come presa di distacco dal mare è da intendere anche come fine dell'infanzia, inizio dell'età adulta, con tutte le sue preoccupazioni e sofferenze. Cosa spinge a differenziarsi dal mare? Cosa innesta il processo di crescita e tutte le complicazioni che questo comporta? Quale volontà getta l'osso di seppia sulla riva? Forse la macchina più grande mai costruita nella storia, l’artifizio immenso dentro al quale tutti viviamo, grande e dissimulato al punto di crederlo reale: la società. Forse. La dialettica mare-terra, libertà-prigionia, infanzia-età adulta, istinto-ragione, rimane aperta. I quesiti non trovano le risposte; non si possono trarre conclusioni. Non resta che continuare a rifletterci su… Immagini tratte da foto dell'autore
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Maggio 2023
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