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17/2/2017

Fahrenheit 451. Parte seconda

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di Lorenzo Vannucci

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Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l’albero o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo là. Non ha importanza quello che si fa, diceva mio nonno, purché si cambi qualche cosa da ciò che era prima in qualcos’altro che porti poi la nostra impronta. La differenza tra l’uomo che si limita a tosare un prato e un vero giardiniere sta nel tocco, diceva. Quello che sega il fieno poteva anche non esserci stato, su quel prato; ma il vero giardiniere vi resterà per tutta una vita.
 
Il protagonista, Guy Montag, dopo l'incontro con Clarisse, una giovane ragazza amante della vita, dotata di una spiccata ratio e volenterosa di aiutare e ascoltare il prossimo, entra in una profonda crisi interiore. Grazie a lei, infatti, scopre un altro modo di guardare, e di “leggere”, la propria vita. Montag comprende che dietro l'apparente felicità del nucleo familiare si nasconde un’infelicità latente, che si ripercuote sulla coppia. Clarisse, di fatto, incarna l’assuefazione impassibile alla quotidianità imposta dal regime attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Una realtà nuova, diversa, alternativa, un mondo utopico in cui Montag sogna di vivere. Miltred, a differenza di Clarisse,  non sa mai accettare la realtà, preferendo vivere nel mondo virtuale, morboso e voyeuristico delle televisioni e delle insulse chiacchiere con le amiche. Quando Guy Montag scopre il vero valore dei libri, Miltred sostiene come essi siano un elemento disturbante, inutile, che deve essere, secondo la sua ottica, soppresso.
Una volta intrapreso il percorso salvifico, sarà il capitano Betty a spiegare a Montag la logica di questo sistema perverso: «intellettuale divenne la parolaccia che meritava di diventare [...] Noi dobbiamo essere tutti uguali. Non è che ognuno nasca libero e uguale, come dice la Costituzione, ma ognuno vien fatto uguale. Ogni essere umano a immagine e somiglianza di ogni altro; dopo di che tutti sono felici […] Diamolo alle fiamme! Rendiamo inutile l’arma. Castriamo la mente dell’uomo». Per il capitano Betty la distruzione di ogni fonte di sapere è una vera e propria missione: non solo le persone devono essere uguali, ma non devono avere nessuna possibilità di confrontarsi. «Voglio un po’ di felicità, dice la gente. Ebbene, non l’hanno forse? Non li teniamo in continuo movimento, non diamo loro ininterrottamente svago? Non è per questo che in fondo viviamo? Per il piacere e i più svariati titillamenti? E tu non potrai negare che la nostra forma di civiltà non ne abbia in abbondanza, di titillamenti» è la testimonianza di come l'unico obiettivo di questa società distopica sia il raggiungimento del piacere nell'immediato; ogni sapere, secondo il capitano Betty, deve essere funzionale a qualche attività concreta.
La realtà  rappresentata da Betty è fittizia «Quando non guidate la macchina a più di cento all’ora, a un massimo in cui non potete pensare ad altro che al pericolo, allora ve ne state a giocare a carte o sedete in qualche salotto, dove non potete discutere col televisore a quattro pareti. Perché? Il televisore è “reale”, è immediato, ha dimensioni. Vi dice lui quello che dovete pensare, e ve lo dice con voce di tuono. Vi spinge con tanta rapidità e irruenza alle sue conclusioni che la vostra mente non ha tempo di protestare, di dirsi: quante sciocchezze!» in quanto descrive una realtà in cui non esiste l'identità: non solo tutte le persone, secondo il capitano Betty, devono essere uguali, ma devono avere gli stessi bisogni e le stesse esigenze compensate, per l'appunto, dalla radio e dalla televisione.
 Una realtà moderna quella descritta da Bradbury, che ricorda per molti versi il romanzo di  Orwell 1984. In  comune hanno il forte impatto mediatico esercitato dai media, di cui il Grande Fratello è l'espressione di questa realtà che controlla la vita delle persone. La modernità del romanzo si ritrova anche nelle parole a chiusura  di Granger «uomo sa che le sue azioni conducono la società verso la distruzione, lo vediamo oggi con il problema dell’inquinamento dell’ambiente, con le crisi finanziarie, con i traffici di armi ecc., e tuttavia non è in grado di porsi un freno. L’uomo crea le condizioni per la propria distruzione, per poi ravvedersi e ricostruire la società su nuove basi»  che descrive un mondo non molto distante da quello trattato da Huxley (Il mondo nuovo),  una realtà che, a causa dello sviluppo delle tecnologie, ha portato al controllo delle menti.


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Immagini tratte da:
wolfbane15 - WordPress.com 

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2 Commenti
Gabriel
27/10/2018 17:01:24

buongiorno io vorrei sapere che reazione ha Montag al dialogo della moglie e delle sue cosiddette amiche

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27/11/2020 11:47:06

It was. Meanwhile, it started to rain, so I closed the window too.
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