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28/5/2016

Frocio e basta – Intervista alla Professoressa Carla Benedetti

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di Eva Dei

Era il 2 novembre del 1975 quando all’Idroscalo di Ostia fu ritrovato il cadavere martoriato di Pier Paolo Pasolini; da allora la morte del poeta, scrittore e regista è stato uno dei grandi misteri italiani mai risolti. Se è vero che del suo omicidio fu incolpato e processato l’allora diciasettenne Pino Pelosi, è anche vero che lo stesso ritrattò la sua versione molti anni dopo e che le lacune e le contraddizioni dell’indagine svolta hanno lasciato dubbi in molte persone. Tra queste ci sono lo scrittore Giovanni Giovannetti e la Professoressa Carla Benedetti, docente di Letteratura Italiana Contemporanea dell’Università di Pisa. Proprio loro hanno introdotto il 23 maggio scorso al cinema Arsenale di Pisa il film di David Grieco, La Macchinazione. In occasione della pubblicazione della nuova edizione del loro libro Frocio e basta, i due scrittori sono andati dritti al cuore della questione, delineando, con una chiarezza e precisione notevole nella documentazione, le dinamiche che hanno probabilmente portato a quella che tutto fu tranne “la bella morte omosessuale” di Pasolini, sullo sfondo di un Italia corrotta e dominata da giochi di potere.

Abbiamo avuto la possibilità di approfondire l’argomento con la Professoressa Benedetti, che ringraziamo nuovamente per la disponibilità.
 Alcuni scatti della serata del 23 maggio al cinema Arsenale
Eva: Come nasce il suo interesse per Pasolini? Cosa è scattato in lei per farla interessare così?
Carla Benedetti: Pur conoscendo Pasolini da prima, ho iniziato a interessarmi a lui quando è uscito Petrolio. Allora fu un evento, perché la sua uscita scatenò molti accesi dibattiti. In molti dicevano che non avrebbero dovuto pubblicarlo e visto che già era stato pubblicato a 17 anni dalla sua morte, non capivo proprio perché. Veniva definito un insieme magmatico, abnorme di cose incomprensibili, pieno di sconcezze. Mi ricordo benissimo una recensione che uscì sulla Nazione di Nello Ajello che diceva che era «un repertorio di sconcezze d’autore». Così iniziai a leggere il libro e mi venne l’idea di organizzare un convegno su Petrolio, che fu fatto nel 1993. Si intitolava “A partire da Petrolio. Pasolini interroga la letteratura”. Da allora ho iniziato a interessarmene in maniera più approfondita ed è stato proprio l’ultimo Pasolini che mi ha colpito.
E: Leggendo soltanto il titolo del libro che ha scritto con Giovanni Giovannetti si capisce subito qual è il punto di partenza della vostra argomentazione. Frocio e basta, appunto cosa si è cercato di fare dell’omicidio di Pasolini: rimandare tutto a una sfera sessuale. Secondo lei perché questa versione è riuscita a prevalere su qualsiasi altra ipotesi?
C. B: Secondo me sono state varie cose. C’è stato un depistaggio vero e proprio sulle indagini, lo sappiamo, è documentato. Non sono stati ascoltati testimoni, sono state cancellate prove, indizi non seguiti. Evidentemente ci sono state pressioni sulla magistratura. Questa era l’Italia di allora, di cui oggi sappiamo molte cose. Ma accanto a questo, c’è stato anche qualcos’altro; per questo io dico che la cultura italiana, o almeno gran parte di questa, è complice. Magari inconsapevole, ma sempre complice. Questo perché ha accreditato quella versione, non soltanto credendoci, ma addirittura leggendo le opere di Pasolini, in rapporto alla sua morte. Addirittura c’è chi ha attribuito a Pasolini quasi la volontà di andare incontro alla morte. Ci sono delle letture di Petrolio e di Salò che ne fanno dei documenti della sua iniziazione alla violenza; è stato messo al centro un aspetto presunto della personalità di Pasolini, come se fosse ciò dà la chiave di lettura predominante. Questo è strano, io nel libro l’ho chiamato una sorta di “sessuocentrismo”, richiamando anche quello che Foucault dice nella Storia della sessualità e cioè la pretesa della scientia sexualis di ricavare verità dagli individui attraverso la sessualità. Questa è stata molto praticata con Pasolini, schiacciandolo sulla sua biografia.
E: Per quanto riguarda invece l’aspetto filologico di Petrolio, come è possibile che alcune evidenze siano state scartate o ignorate in questo modo? Mi riferisco soprattutto all’assenza in ogni edizione di Petrolio dei discorsi di Eugenio Cefis, che si trovavano tra le carte dell’opera e che l’autore aveva indicato nei suoi appunti dove intendeva collocarle. Ma anche le numerose citazioni di Questo è Cefis. L’altra faccia dell’onorato presidente di Giorgio Steimetz.
C. B: Allora, il libro di Steimetz Pasolini lo aveva avuto in fotocopia da Facchinelli e non era contenuto negli appunti di Petrolio; inoltre questo era stato in gran parte riscritto all’interno di Petrolio da Pasolini. Quindi è possibile che i curatori non se ne siano accorti. I discorsi di Cefis, al contrario, erano nella cartella e Pasolini li voleva inserire tali e quali, come documenti dell’epoca. Nei suoi appunti dice anche il punto esatto in cui voleva inserirli, cioè a metà dell’opera. Quindi perché non gli hanno inseriti? Evidentemente anche lì c’è stato un tentativo di evitare che questo Petrolio fosse messo in connessione con il suo omicidio. Altrimenti avrebbero capito che c’era una figura molto potente che era stata messa in discussione da Pasolini.
E: Crede che se i fatti si fossero svolti in un altro Paese, non in Italia, la vicenda sarebbe avrebbe seguito gli stessi sviluppi?
C. B: Credo che in un altro Paese europeo forse il mondo della cultura avrebbe reagito in un altro modo. Anche nel nostro ci sono state voci che hanno parlato  in altro modo fin da allora (Dacia Maraini e Oriana Fallaci ad esempio) ma la maggioranza non ha avuto dubbi né scrupoli di verità, quelli  che portano a indagare, a cercare di capire meglio, e a ribellarsi alle menzogne. Perché hanno taciuto? Forse per paura… Chissà. Ma oltre a questa omertà ci sono stati in Italia  tutti i livori e  le invidie verso Pasolini da parte di colleghi scrittori, persino amici. Non ci sarebbero stati, credo, in Francia o negli USA.
E: Quali sono le novità della nuova versione di Frocio e basta?
C. B: Sono state aggiunte delle parti derivate da un’ulteriore ricerca e poi sono stati inseriti interamente i discorsi di Cefis e i mattinali, le informative che ogni giorno i servizi segreti inviavano a Cefis. Poi ovviamente c’è una contestualizzazione di questi documenti: cosa significano, perché erano così importanti per Pasolini.

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Murales con soggetto Pasolini sul lungotevere dell’isola Tiberina, immagine usata per la nuova copertina di Frocio e Basta

Foto tratte da: foto dell’autore

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