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8/5/2022

Glauco Mauri e Roberto Sturno "cantano" Shakespeare al teatro Goldoni di Firenze

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di Matelda Giachi
Compagnia Mauri Sturno
Glauco Mauri, Roberto Sturno
Serata Shakespeare
IL CANTO DELL’USIGNOLO
Poesie e teatro di William Shakespeare
 
Durata: 1 ora e 30 minuti, atto unico
Entra in scena Roberto Sturno: tiene per la mano il compagno di palcoscenico di una vita, Glauco Mauri, all'anagrafe 91 anni ma ancora con lo spirito e la presenza scenica di un leone. È un'immagine che va dritta al cuore e commuove; chi non li conosce deve sapere che sono due pilastri del teatro italiano. Loro sono teatro: non solo attori ma anche assi, sipario, travi... Con la forza della passione per questo mestiere, hanno fondato la loro compagnia nel 1981, la quale vanta ormai 40 anni di attività e più di 40 produzioni di grande successo.
Foto
Lo spettacolo con cui tornano a Firenze, in particolare, ha debuttato nel 2016 e, per chi non avesse la fortuna di poter vedere questi due mostri sacri dal vivo in teatro, è fruibile su raiplay o sul sito stesso della compagnia. E' un'opera che parla all'umanità e dell'umanità e lo fa attraverso le parole di quello che, ad oggi, rimane uno dei più grandi narratori dell'animo umano, William Shakespeare. Mauri e Sturno leggono e interpretano magistralmente alcuni dei pezzi più belli del Bardo. Ci sono i Sonetti, Re Lear, Giulio Cesare, La Tempesta, Come Vi Piace... E quindi vi sono Amore, Speranza, Dolore, Cattiveria, Angoscia, Delusione, Gioia... C'è commedia e c'è dramma. Perché, citando le parole dello stesso Glauco Mauri in un'intervista a Angela Consagra, "Cantare Shakespeare significa cantare la vita, raccontare gli esseri umani con la poesia".
Foto
Il titolo non fa riferimento a Shakespeare ma ad una breve favola settecentesca di Lessing, in cui un pastore chiede ad un usignolo perché non canti più. Quando questo gli risponde che è a causa del gracidare scomposto delle rane, il pastore lo invita a riprendere il suo canto, perché il suo silenzio lo costringe a subire la confusione di quel gracidare. E' stato scelto perché, in un'epoca di grandi chiacchiericci e banalità fini a se stesse, lo spettacolo vuole essere un invito all'arte a far sentire ancora la sua fondamentale voce. E cosa c'è di più alto di Shakespeare?
Foto
Immagini:
www.mauristurno.it
Filippo Manzini

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