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28/1/2017

I detective nei fumetti

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Lorenzo Vannucci
Il sonno della ragione genera mostri. La celebre frase attribuita a Goya è emblematica e incarna pienamente la filosofia del fumetto degli anni ‘20-‘80. La società iper-logica e iper-razionale, che ha portato l'uomo a smettere di pensare, ha condotto non solo alla vittoria dell'Es sulla ragione, ma anche a un mondo dominato da spettri e fantasmi che si muovono nell'oscurità tormentando l'animo umano. Il fumetto, che si fonda sull'eterno dissidio tra razionale e irrazionale, tra ragione e sentimento, negli anni della Grande Guerra e della Seconda Guerra, rispecchia la realtà dei nostri antenati, dilaniati dalla guerra e da innumerevoli conflitti interiori. Un mondo di mostri silenziosi, inquietanti e spaventosi, spesso con le sembianze di spiriti, che incarnano l'inconscio di personaggi sempre più tormentati nell'animo.
Dalla filmografia -Frankenstein, l'Uomo Lupo, Dracula- allo splatter moderno dei film di Dario Argento e George Romero, fino ad arrivare al surreale e al fantastico in genere, siamo arrivati con Dylan Dog a una "sophisticated horror comedy". Una Storia, fumetto scritto da Gianni Pacinotti, ripercorre pienamente la condizione di annichilamento dell'animo umano, mettendo in risalto il dolore e la paura ai tempi della Grande Guerra.
Nonostante gli anni ‘80 vedano il trionfo del paranormale, con investigatori costretti a indagare su mostri e fenomeni provenienti da altri pianeti e dimensioni, esiste una non ristrettissima famiglia di detective razionali e razionalisti. Adattamento dei romanzi di Conan Doyle sulle vicende di Sherlock Holmes, ripreso dai creatori di Basil l'Investigatopo per la creazione di un personaggio amante del violino e degli esperimenti di chimica, Il Fiuto di Sherlock, si differenzia dai suoi predecessori per i suoi tratti inconfondibili. Ideato da Pagot e rigorosamente in bianco e nero, questo fumetto è unico per le inconfondibili espressioni dei personaggi, buffi e semplici, e per i suoi personaggi (tutti cani!).


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Sulla stessa lunghezza d'onda l’Ispettore Gadget, fumetto e serie televisiva di successo che vede come protagonista un bizzarro detective alle prese con un nemico fittizio e mai realmente svelato dalla produzione. Nonostante il successo ottenuto, l’Ispettore Gadget resta un fumetto lacunoso nella trama e criptico in alcuni passaggi chiave: il nome del detective e la sua origine non vengono svelati, il significato dell'organizzazione MAD è del tutto sconosciuta, così come la vera natura di Boss Artiglio, sempre girato di spalle.
Martin Mystère, fumetto graficamente ispirato agli eroi dell'età dell'oro del fumetto americano (Flash Gordon), vicino dal punto di vista caratteriale ai personaggi di Conan Doyle e rievocazione di quell'Indiana Jones alle prese con fenomeni “paranormali” ne I predatori dell’arca perduta, può essere considerato il padre putativo di Dylan Dog, Nathan Never e Julia. Martin Mister è un fumetto distante dall'immaginario cinematografico e letterario a stelle e strisce, un fumetto che propone per la prima volta un personaggio lontano dal classico eroe della golden age, senza macchia e senza paura.
Martin, come Dylan Dog, è un eroe “normale”, una persona comune che non si discosta molto da ciò che possiamo vedere nella nostra realtà quotidiana; tuttavia, si differenzia dall'indagatore dell'incubo per la sua natura razionale. Dylan e Martin sono due personaggi antitetici, due facce della stessa medaglia: il primo romantico, sentimentale, appassionato del paranormale e dell’occulto, sprezzante della tecnologia (non possiede cellulare né computer); l'altro raziocinante, amante della tecnologia e della bella vita.  Se Dylan Dog rappresenta un nuovo genere di horror, il trionfo dell’irrazionalità sulla ragione, aprendo un genere poi perfezionato da Dampyr, Martin Mystere può essere definito un fumetto “ponte” tra i grandi classici della Bolelli (Tex – Zagor) e il nuovo corso (Nick Raider – Nathan Never) per la coesistenza della suspense con tratti fortemente didascalici.

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 Creato da Michele Medda, Antonio Serra e Giuseppe Vigna nel 1991, Nathan Never si differenzia dai suoi predecessori per la sua dimensione fantascientifica e avanguardista.  In un’era in cui il fantasy e la fantascienza non erano generi dominanti ma prodotti di scarso interesse, Nathan costituisce una novità rispetto al passato: da una parte sintesi perfetta tra l'eroe impavido (Nick Raider) e la figura emergente dell'antieroe scanzonato (Martin Mystere), dall'altra fumetto moderno in una realtà dominata dalla tecnologia e dai Mass-Media.
Solo con Julia, eroina abituata a confrontarsi con la psiche dei peggiori criminali (accostabile all'Agente Starling del Silenzio degli Innocenti e a Key Scarpetta, la patologa legale protagonista dei romanzi della Cornwell), il fumetto assume una dimensione puramente introspettiva. Julia, oltre ad essere un fumetto psicologico, è ricco di spunti emozionali e sentimentali, un libro aperto in cui pagina dopo pagina emerge la personalità della protagonista. Un fumetto a “scatole cinesi” dove, tassello dopo tassello, grazie all'artificio del diario, si scoprono particolari della sua vita privata e della sua storia passata
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