Hand and soul, poema allegorico ambientato nell'Italia del XIII secolo, narra la storia di Chiaro dell'Erma, pittore immaginario aretino ispirato a Beato Angelico. Nell'opera, che può essere considerata il lavoro chiave della narrativa preraffaellita, emerge l'estetica di Gabriel Dante Rossetti e, in generale, di tutta la corrente preraffaellita.
All'età di nove anni Chiaro, dopo aver sentito parlare di un certo Giunta Pisano, decide di recarsi a Pisa per diventare suo discepolo. L'incontro con il maestro, tuttavia, non andò come previsto: il giovane pittore aretino, infatti, rimase molto deluso delle opere del Pisano, trovandole incomplete e prive di vita. Quello che doveva trasformarsi in un sodalizio tra i due pittori, sancendo la maturazione artistica di Chiaro, si rivelò un totale fallimento. Chiaro finì addirittura per dubitare della sua stessa arte, preferendo a essa i piaceri della vita. L'incontro con il celebre Bonaventura da nuova linfa creativa al giovane Chiaro, convinto di aver finalmente compreso quale sia l'essenza dell'arte. Il pittore aretino, nonostante la fama raggiunta «his name was spoken in all Tuscany» e un nuovo modo di concepire l'arte (una visione ascetica «a felling of worship» e allegorica del Cristo), non è felice dei risultati raggiunti, convinto che nella sua opera prevalga il senso estetico a quello mistico. Questo nuovo insuccesso, esasperato dalla distruzione di uno dei suoi dipinti in un conflitto tra due famiglie rivali, sfociò in una nuova crisi. ![]()
Ecco allora entrare in soccorso la donna-anima, personificazione dell'arte e della donna amata dal giovane pittore, a condurre Chiaro sulla retta via, svelandogli le linee guida dell'arte preraffaellita. Il giovane pittore comprende come l'arte debba essere spontanea, non ricerca ossessiva e divinizzazione del sacro come aveva pensato fino a quel momento. L'arte per Gabriel Dante Rossetti scaturisce dal cuore «seek thine own conscience and all shall approve the suffice» e solo intraprendendo un percorso interiore il poeta può riuscire a trasporre le proprie emozioni e il proprio io su tela.
Il nome “Chiaro” simboleggia, quindi, la spiritualità e il genio creativo del giovane pittore. Per tutto il racconto “l'aretino” ricerca la quintessenza dell'arte invano, senza mai essere del tutto soddisfatto del suo operato. Solo l'intervento divino, la donna-anima, incarnazione dell'arte, consente a Chiaro di comprendere la vera essenza dell'arte preraffaellita. Nel finale, il sonno di Chiaro rappresenta la morte del suo vecchio Io, mentre la rinascita del poeta (non compreso dagli artisti a lui contemporanei) avviene solo in termini artistici.
Immagini tratte da:
- Pre-Raphaelite Sisterhood
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Maggio 2023
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