Heinrich von Kleist (1777-1811) rappresenta uno scrittore atipico nel panorama letterario tedesco a cavallo tra il secc. 18° e 19°. Rimasto ben presto orfano, egli fu cresciuto dal pastore calvinista di origine francese Samuel Heinrich Catel, il quale lo avvicinò ai pensatore dell’Illuminismo e, presumibilmente, a Immanuel Kant. Al filosofo di Königsberg è legata la cosiddetta Kant-Krise (“crisi kantiana”) del 1800, a causa della quale Kleist non riuscì più a riprendersi e iniziò a credere che non fosse più possibile ravvisare verità e certezza nel mondo (Barth, Müller-Salget, Ormanns, Seeba 1987-1997) Il filosofo non avrà su Kleist soltanto un’influenza a livello epistemologico, ma, soprattutto a livello etico-letterario: la sua opera e i suoi personaggi sono venati dalla ricerca di stabilità e di un principio di ordine etico-morale che permetta loro di affrontare un mondo incerto e difficile. I personaggi e le vicende kleistiane sono avvolte dal paradosso, dall’incertezza e dal dubbio; questo si respira in uno dei più celebri racconti dell’autore tedesco, Michael Kohlhaas (apparso tra il 1808 e il 1810 su Phöbus, la rivista diretta dallo stesso Kleist) Basato su Hans Kohlhaase, un mercante vissuto all’epoca dei rivolgimenti luterani, il Kohlhaas di Kleist ha uno statuto in sé contraddittorio e paradossale: egli è l’uomo più onesto, ma più terribile della sua epoca e, programmaticamente, il suo nome è indicativo: egli non è più il modesto Hans della vicenda originaria, ma è Michael, come l’arcangelo Michele, chiamato a fare vendetta per il torto subito da un nobiluomo prussiano, cioè il sequestro dei suoi cavalli. Da un punto filosofico la vicenda raccontata da Kleist si inserisce nel contesto del solco della riflessione lockiana-kantiana: di fronte a un mondo che non risponde più a una sua etica e un codice di regole ben precise, è imperativo categorico per il protagonista riaffermare i suoi principi etici e, soprattutto, ribellarsi di fronte a un ordine costituito che non è in grado di difenderlo dalle angherie della nobiltà. (Lützer 1982: 121, Voßkuhle, Geberding 2012). Sul paradosso è fondata anche un altro celebre racconto dello scrittore tedesco, La Marchesa di O… (1808). L’azione è qui rappresentata da un evento inaudito, cioè dall’inspiegabile gravidanza della nobildonna a opera del Conte F., un nobile russo, di cui ella tuttavia non è in grado di ricordare le circostanze. Sarà soltanto lo scioglimento finale che rivelerà come sono andate le cose e permetterà un lieto matrimonio tra la Marchesa e il Conte. Paradossi, colpi di scena inspiegabili, angherie: questo è il mondo di Heinrich von Kleist, correlativo oggettivo di un’anima altrettanto dilaniata e sconvolta, all’alba di una nuova epoca e di un nuovo movimento culturale, il Romanticismo, che, pur di non affrontare le pene della vita e preferì darsi la morte assieme alla sua amata, Henriette von Vogel, gravemente ammalata. Bibliografia:
-Barth, (Ilse-Marie), Müller-Salget, K, Ormanns S, Seeba, HC(hrsg von)(1987-1997) Heinrich von Kleist, Sämtliche Werke und Briefe, 4 Bände, herausgegeben von Ilse-Marie Barth, Klaus Müller-Salget, Stefan Ormanns, Hinrich C Seeba, Frankfurt am Main: Deutscher Klassiker Verlag. -Lützer, PM (hrsg von) (1982) Heinrich von Kleist, Michael Kohlhaas, Ditzingen: Reclam. Voßkuhle, A, Geberding, J (2012) Michael Kohlhaas und der Kampf ums Recht, JuristenZeitung 67: 917-925. Immagini tratte da: Heinrich von Kleist, da Wikipedia tedesca, di scannd by Michael Schönitzer unknown - Die großen Deutschen im Bild (1937), Pubblico dominio Michael Kohlhaas, da Wikipedia inglese, By H.-P.Haack, Leipzig - Slg. H.-P.Haack, Leipzig, Attribution Immanuel Kant, Wikipedia inglese, By Gottlieb Doebler - http://www.philosovieth.de/kant-bilder/bilddaten.html, Public Domain
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Febbraio 2023
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