La seconda metà dell’Ottocento in Germania è sconvolta dall’effetto dirompente della cosiddetta filosofia del sospetto, i cui maggiori esponenti sono l’economista Karl Marx, il filologo classico Friedrich Wilhelm Nietzsche e il medico viennese Sigmund Freud. Nelle opere di tutti e tre i pensatori emerge una critica radicale alla civiltà occidentale dal punto di vista economico, morale e psicofisico. Tutto ciò non può che sfociare nella cosiddetta età dell’ansia, di cui uno dei maggiori esponenti è senza ombra di dubbio lo scrittore e poeta austriaco Hugo von Hofmannsthal (1874-1929).
L’opera che meglio esprime la situazione di crisi e di disorientamento del letterato è rappresentata da Ein Brief (1902, “Lettera di Lord Chandos”). Il testo esprime la cosiddetta Sprachskepsis, cioè la sfiducia e il dubbio verso le capacità di espressione della lingua. Chandos (controfigura dell’autore), giovane nobile elisabettiano e poeta di talento, scrive a Francis Bacon, il celebre scienziato, scrittore e giurista, di trovarsi in una situazione angosciosa: non riesce più a parlare ed è costretto al silenzio. Particolarmente angoscioso il suo racconto di non riuscire a rimproverare la figlia, in quanto le parole gli si frammentano in bocca e non è più in grado di articolare alcun suono. Egli preferisce quindi ritirarsi nel mutismo e cercare conforto nella vita degli oggetti.
Indubbiamente questo testo ha un suo portato devastante e radicale, frutto della sua epoca, ma, tuttavia, è possibile svolgere alcune considerazioni; Chandos/Hofmannsthal si rivolge a Francis Bacon, uno dei padri della scienza moderna e sostenitore del metodo induttivo nella ricerca scientifica. Dunque, nel contesto dell’opera, egli è diretta espressione del Positivismo e della sua cieca fiducia nelle capacità della scienza, una certezza che finisce per scontrarsi con la filosofia del sospetto e il suo prodotto più diretto, cioè Hofmannsthal. Nello stesso periodo in cui lo scrittore viennese completa il suo testo, il filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein inizia la sistematizzazione del suo pensiero orientandosi su questioni strettamente linguistiche; non a caso è emblematica una delle dichiarazioni contenute nel suo Tractatus: su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere (cfr. Conte 1997). L’affermazione di Wittgenstein riassume la condizione dello scrittore: di fronte a una situazione personale del genere non si può che scegliere la via del silenzio, in quanto è impossibile dare una risposta alla condizione dell’uomo nella società della crisi.
Il testo di Hofmannsthal cela, tuttavia, un inaspettato paradosso: la crisi del linguaggio e dell’espressione verbale è descritta attraverso il linguaggio stesso. Con la sua Lettera lo scrittore viennese ci consegna un’angosciante diagnosi della vita umana dopo il crollo delle certezze della fine dell’Ottocento, ma, al tempo stesso, un testo ricco di spunti e di riflessioni per comprendere il mutismo di certi intellettuali al giorno d’oggi.
Bibliografia: Conte, AG (1997) Ludwig Wittgenstein Tractatus logicus-philosophicus e Quaderni 1914-1916, a cura di AG Conte, Torino: Einaudi. Immagini tratte da: http://www.wissen-digital.de/Hugo_von_Hofmannsthal https://www.amazon.de/Brief-Lord-Chandos-Poetologische-taschenbuch/dp/3458343598 http://www.filosofico.net/witteg.htm
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Febbraio 2023
Categorie |