di Cristiana Ceccarelli Ecco qui il libro che mi ha accompagnata a cavallo dei due anni. Non poteva esserci inizio migliore. Scopro questo titolo tra i suggerimenti di un attento lettore su un gruppo e ho deciso di fidarmi. Grazie. È il mio primo libro di Jonathan Coe che leggo, e sebbene alcuni non lo osannino come il libro per il quale verrà ricordato io l’ho trovato molto vero, entrante, a dispetto di quello che poi si rivela il finale. Anzitutto il libro è scritto è ambientato nel 2009, e la storia precisamente inizia a essere raccontata il 9 marzo, quando Max viene ritrovato nudo e ubriaco in una Prius con navigatore satellitare (una novità in quegli anni), con spazzolini da denti di legno nel bagagliaio. Ma come ci è finito privo di sensi vicino a dei monti scozzesi? L’inglese Max ce lo racconta in prima persona tornando indietro di alcuni mesi, per poi tornare alla data di inizio e superarla. Sim (come gli piace farsi chiamare) è un uomo alla soglia del mezzo secolo che ha affrontato e sta ancora affrontando una crisi depressiva arrivata dopo la separazione dalla moglie. Orfano della madre a 24 anni e ostaggio della relazione apparentemente anaffettiva con un padre criptico come la sua poesia, Max si ritrova solo nella casa a Watford, con la ormai ex compagna lontana che si è portata dietro anche la figlia, con la quale non sembra riesca a mantenere un legame. La depressione lo porta a un’aspettativa dal lavoro e a un viaggio in Australia, organizzato dalla sua ex a sua insaputa, per trovare suo padre, e che si rivelerà, sull’aereo del ritorno, l’inizio di quel viaggio mistico e introspettivo che poi è il libro. Il soggiorno australiano non fa che rafforzare l’amarezza dell’incomunicabilità padre figlio, cosa che invece cozza con quello che sta cercando di fare Max: tornare in contatto con gli altri, gradualmente ma in modo costante. La crisi lo aveva portato a una solitudine autoindotta, malattia e cura di una situazione che tardava a riprendersi. A far scattare qualcosa in lui, forse per l’antitesi al suo rapporto con la figura paterna, una mamma e una figlia che, nello steso ristorante, giocano a carte con un’intimità sorprendente naturale. Questa nuova sensibilità lo spinge a osservare anche il minimo gesto affabile, il sorriso, l’empatia e a sperare ancora; che alla fine è quello che un po’ ci frega sempre. Da questo viaggio una serie di bizzarre e fortuite (più o meno) conoscenze che lo porteranno a riflettere sulla sua vita presente, passata e futura, con flashback all’infanzia e alla vita adolescenziale e coniugale, turbe sul presente e progetti per il futuro: tra questi, la proposta dell’amico Trevor a diventare il quarto rappresentante commerciale dell’azienda di spazzolini da denti ecologici per cui lavora. Il suo compito consiste arrivare in Scozia per proporre il nuovo prodotto riprendendo il viaggio con una telecamera. Il viaggio però si rivelerà un viaggio personale, con delle tappe cruciali per la realizzazione della personalità di Max: si fermerà dai genitori di un suo vecchio amico e rivedrà loro figlia Alison, andrà a trovare la sua ex moglie e sua figlia adolescente, si fermerà dalla ex vicina di casa di suo padre e prenderà il raccoglitore di sonetti che lui gli aveva chiesto e li scoprirà qualcosa che lo sconvolgerà profondamente facendo si che poi venga ritrovato quasi nudo e ubriaco. Questo libro è un fantastico incrocio di coincidenze bizzarre che si accompagnano al personaggio dall’apparenza mediocre, il cui status medio in realtà è la sua forza. Lo straordinario nell’ordinario. Maxwell Sim è quello che abbiamo paura di essere, perché indeciso e apparentemente fallito, senza alcuna conoscenza specifica o forte ascendenza sugli altri e i terribili segreti che il lettore si aspetta altro non sono le cose che non abbiamo il coraggio di affrontare, ed è questo a renderli terribili, più che il segreto in sé. Questo libro parla di come l’atteggiamento verso le cose cambia il modo in cui viviamo, come le delusioni facciano paura ma siano utili per la crescita personale e quanto sia importante accettare l’esistenza di un relativismo personale che è allo stesso tempo e paradossalmente universale; che ognuno di noi ha bisogno di essere accettato per quello che è, perché è la paura degli altri a frenare la libera espressione, e non c’è niente di più triste. E Max, con questo suo viaggio così semplice da commuovere, ci mostra quanto siano questi aspetti a sortire i veri effetti su ciò che ci circonda e noi stessi. La prosa è scorrevole, la trama seppur semplice e concentrata su Sim ha la piacevolezza di imbattersi in personaggi e situazioni eclettiche e accattivanti che non rendono monotona la narrazione, come quando sbagliando strada ci ritroviamo una vista spettacolare o qualcosa di inaspettato, a rappresentazione di quanto anche la più piccola coincidenza incida sulla nostra esistenza e la renda più speciale. Il finale (dovete scoprirlo da soli) è un’apparente chiusura del cerchio, con un Max che accetta le scoperte fatte nel viaggio e sembra aver iniziato a “sistemare” la propria vita, fino a quando la conversazione su una spiaggia non ci rivela forse il segreto più importante, che lascia attoniti. Da questo, una sofferta presa di coscienza e un rinnovato coraggio da non rischiare di perdere. Non fosse che proprio sul più bello si intrometterà qualcuno che sicuramente non avremmo mai pensato di trovare nel libro… Immagini tratte da:
ibs.it
1 Commento
|
Details
Archivi
Maggio 2023
Categorie |