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30/9/2017

Il Gan ‘Eden e la metafora del giardino nelle sacre scritture e nei testi classici

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di Lorenzo Vannucci

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Nella cultura occidentale il fondamento mitico del giardino è rimasto nei secoli quello dato dalla Bibbia nel libro della Genesi. L'Eden, o Paradiso Terrestre, un giardino lussureggiante per varietà di fiori, piante e animali, dove vivevano, prima del peccato originale, Adamo ed Eva. Conosciuto universalmente come il Paradiso Terrestre (edinu, campagna, 'dn, delizie), viene definito dalla Bibbia con un significato leggermente diverso, vale a dire un luogo sacro e protetto posto all'interno dell'Eden, un luogo recintato in cui gli Elohim, dei nell'Esodo e Dio in alcuni passi della Genesi, coltivano/coltiva vegetali di ogni tipo. Gan ‘Eden, che significa in ebraico luogo recintato e custodito, a garden as enclosure, trova corrispondenza sia nella lingua iraniana, in cui pairidaeza, giardino recintato e protetto, non è altro che il paradisum latino, che nella Bibbia dei Settanta, in cui l'Eden venne tradotto con la parola greca paràdeisos, che nella traduzione in latino della vulgata divenne paredisus, ossia il paradiso universalmente conosciuto. Il termine parádeisos ricompare in alcuni testi greci, Senofonte primo su tutti, in riferimento ai giardini persiani. In questo caso l'accezione paradisiaca del “gan eden” deve essere colta in senso lato, ossia, non il paradiso luogo reale e ameno descritto nei testi biblici e custodito da cherubini e dai serafini, bensì un bellissimo parco in cui crescevano rigogliose piante di ogni tipo e vivevano svariati animali. Lo stesso Senofonte scrive nell'Economico dello stupore provato da Lisandro di fronte al giardino di Sardi, luogo che per le sue caratteristiche ricordava, in scala ridotta, un microcosmo che, allo stesso tempo, era giardino, orto botanico e zoo: «Lisandro ne rimaneva meravigliato: gli alberi erano belli, piantati a distanza regolare e tutti formavano angoli perfetti; molti e gradevoli erano i profumi che li accompagnavano nella loro passeggiata». Un giardino in cui si applicavano tecniche avanzate, una sorta di terreno sperimentale in cui si coltivava di tutto, proprio come nel Gan ‘Eden, è il giardino di Alcino, descritto da Omero nell'Odissea. Lo stesso giardino in cui Ulisse incontrò Nausicaa non è altro che un grande giardino recintato (erkos) in cui, non solo si coltivano alberi di vario genere, ma i frutti sono presenti in tutte le stagioni dell'anno: « pera su pera appassisce, mela su mela, e presso il grappolo il grappolo e fico su fico […] una vigna è piantata e mentre una parte sta maturando al sole, su un’altra già si vendemmia e si pigia, ma intanto ci sono già grappoli verdi che gettano il fiore mentre altri stanno maturando […] e a parte matura ogni sorta di ortaggi». Un luogo che potrebbe essere diversamente descritto come oasi di serena bellezza, un posto in cui la presenza di animali docili e domabili e di brezze leggere e carezzevoli lo rende amoenus, idilliaco, proprio per questa allusione alla serenità e alla fecondità della natura. Il locus amoenus ricompare, infine, nella descrizione del giardino di Calipso: «un bosco intorno alla grotta cresceva, lussureggiante: ontano, pioppo e cipresso odoroso [...] si distendeva intorno […] una vite domestica, florida, feconda di grappoli, Quattro polle sgorgavano in file, di limpida acqua [...]. Intorno molli prati di viola e di sedanerano in fiore; a venir qui anche un nume immortale doveva incantarsi guardando, e godere nel cuore». Anche in questo caso ritroviamo, proprio come nel giardino di Alcino, un bosco rigoglioso, composto da alberi di ogni tipo e abbondanti grappoli fecondati dalle acque che sgorgano dalle quattro sorgenti al centro dell'isola. Assente, in questo caso, la recinzione, delimitata, tuttavia, dal perimetro dell'isola di Ogigia.
 


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Immagini tratte da:

menachemkuchar.com
www.judaica-art.com

www.reterurale.it

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