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11/5/2019

Il libro dell’inquietudine, di Bernardo Soares

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di Cristiana Ceccarelli
Il libro dell’inquietudine, di Bernardo Soares potrebbe quasi essere considerato un doppio romanzo.
Sì, perché l’autore, Fernando Pessoa, lo ha concepito come autobiografia di se stesso attraverso il diario di un personaggio, Bernardo appunto, senza però metterlo insieme; lasciando solo fogli di appunti e memorie che sono stati poi raccolti e ordinati dagli studiosi, che li hanno sentiti come collegati da un qualcosa e divisi per aree tematiche o plausibile cronologia: tedio, sogno, contrasti, viaggi.
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Il libro dell’inquietudine, di Bernardo Soares,Fernando Pessoa.
La difficoltà nella creazione di questo romanzo, oltre la traduzione del personalissimo stile di Pessoa, è stata l’interpretazione di questi materiali, che spesso si presentavano in veste di minute frammentarie e frettolose. Nessuna indicazione, nessun criterio organizzativo, nessuna dichiarazione circa la destinazione. 
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Uno dei fogli originali del Livro
Questo libro, quindi, è stato costruito post e la suddivisione non in capitoli ma in piccoli stralci di vita interiore numerati, ne permettono la lettura a salti. Possiamo leggere la fine prima dell’inizio o viceversa, o possiamo pure leggere un piccolo numero al giorno, come per condividere le riflessioni di una potente forza introspettiva quotidianamente.
E’ un’opera aperta il Livro,un libro ipotetico. Ogni lettore può trarne ciò che vuole, e allo stesso modo può scegliere la prospettiva col quale leggerlo e come interpretarne le connessioni, a sua sensibilità, momentanea o duratura che sia.
 
Perché inquietudine? Perché Bernardo, pallido riflesso della vita, non ha anagrafe se non del suo lavoro e della sua umiltà.
Bernardo guarda la vita, la pensa, la interiorizza, fa’ proprie le vicende esterne, senza mai sentire di viverle veramente; come un uomo dai mille sogni che non si attiva per realizzarli, tanto sono numerosi.
E i sogni che ha sono comuni, ma moltiplicati per i pensieri che la mente umana riesce a concepire simultaneamente; sono pensieri riflessioni.
 
Pensa a ciò che fa e nel mentre sogna ciò che avrebbe potuto essere ma non è stato o forse sarà; sogna i sogni di tutti, li allarga a universali.
 
E guarda il mondo da una finestra.
La finestra del suo ufficio, la finestra del piccolo appartamento che divide in Rua dos Douradores, e la finestra interna, quella che si affaccia sulla vastità dell’anima, che rappresenta quasi la sua ossessione, fino a materializzarla e renderla più concreta della vita “reale” stessa.
Il mondo esterno lo accoglie come attore e lui svolge la sua parte senza davvero essere partecipe, interiorizzandolo in conformità dei suoi desideri e i suoi pensieri, fino a esserne influenzato; ma rimanendone comunque lontano, sentendolo in una soggettività quasi distaccata.
Il mondo interno, tanto quello esterno, rappresenta un mistero, un incomprensibile movimento che innesca riflessioni, meditazioni, e angosciosi rêves a occhi aperti, che finiscono per prendere il sopravvento e divenire la sostanza dei giorni nonché l’incapacità di agire per inseguire quelli non così impossibili.
Il mondo gli è estraneo ma anche i coinquilini della casa interna sembrano non essere conosciuti veramente, con il tema delle tante personalità che abitano un solo uomo che si presenta nell’affitto del corpo. Dentro la persona abitano tanti aspetti diversi, che lottano, si scontrano e creano quel paradosso irrisolvibile che è la vita.
Bernardo lavora e si proietta nell’infanzia, Bernardo non sbaglia a compilare i fogli di contabilità ma si immagina su una nave, con le gambe degli altri sdraiati al sole, Bernardo mangia nella solita osteria ma immagina la sua anima cadere in un inferno senza diavoli che ridono.
 
Bernardo vorrebbe andarsene da quella strada stretta, da quel lavoro, da quella monotono quotidianità a tratti avvilente; ma proverebbe nostalgia nel farlo e l’anima, comunque, gli rimarrebbe attaccata.
E i pensieri e i sentimenti allora diventano fine a se stessi, sono semplicemente accadimenti inevitabili che costantemente si affacciano senza essere in grado di trasformarsi in altro che sia il pensiero stesso; in un tragico vivere che non soffre se non del fatto che anche la sofferenza, come i sogni, non riesce a produrre veri effetti. 
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Estratto del libro, n.10
Bernardo vive e non vive, si pone tra l’esistenza e la coscienza di essa, fra l’essere e l’idea di essere, sulla scia dell’idea che ha di se stesso e quello che realmente è.
 
Non c’è azione in questo romanzo incollato se non nella produzione introspettiva di una realtà che a volte si discosta dal reale che osserva, a volte lo vede nitidamente.
E’ un libro in cui tutti ci possiamo riconoscere, se abbiamo però il coraggio di scoprire la verità sull’incomprensibilità di ciò che ci circonda e la nostra vastità interna, nonché il rischio di arrivare alla fine e non aver comunque compreso niente se non il fatto che i sogni rimangono tali, che per uno che si è spostato ne tornano altri e altri ancora.
 
Siamo infatti l’accumulo delle scommesse perse e dei sogni veri che permangono senza compiersi mai, che scivolano dalla memoria per comparirvi se non in sporadici attimi di testarda  perseveranza.

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