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23/6/2021

Il Male dentro di noi: Il signore delle mosche

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di ​Tommaso Dal Monte
Man mano che procedevo con la lettura del Signore delle mosche, aumentava in me una sensazione di déjà vu; ma solo durante un dopopranzo settimanale ho avuto l’agnizione. Fin da quando ho memoria, il palinsesto di Italia Uno prevede, tra le 14:00 e le 15:00, almeno una puntata dei Simpson: e mentre, come sempre, digerivo in compagnia di Homer, mi sono ricordato dove avevo già visto qualcosa di simile al romanzo di Golding. Il pulmino per bambini, stagione nove, puntata 14: mentre gli alunni della scuola elementare di Springfield stanno andando in gita, Otto fa un incidente e l’autobus precipita in un fiume che sospinge Lisa, Bart e gli altri prima in mare e poi su un’isola deserta. Qui i giovani naufraghi prima si organizzano per sopravvivere e gestire le risorse, poi si dividono in due gruppi in lotta tra loro finché non sono, sul finale, salvati da una nave. Parodiata ed edulcorata, ma era proprio la trama del libro che stavo leggendo!
Andandomi poi ad informare, ho letto che dal romanzo sono stati tratti tre adattamenti cinematografici, che ha intensamente influenzato la produzione di Stephen King e che ha ispirato molti gruppi musicali come gli U2 e gli Iron Maiden. Insomma, è molto probabile che, anche chi non ha letto il libro, possa averne percepito i riflessi in opere da esso derivate. 
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Il signore delle mosche, romanzo d’esordio nonché il più famoso di William Golding, sembra essere nato dopo un esperimento condotto dall’autore con la classe delle scuole elementari in cui insegnava. I bambini erano stati divisi in due gruppi e dovevano dibattere un tema sostenendo posizioni opposte, sotto la supervisione del maestro. Golding ebbe però l’intuizione di uscire dalla classe e di lasciare gli alunni privi di un giudice-arbitro: rientrato dopo un po’ in aula, aveva notato un’esacerbazione del conflitto e comportamenti violenti da entrambe le parti, tanto da dover sospendere la simulazione.
La trama del libro vede protagonisti un gruppo di bambini di età tra i sei e i dodici anni, che, a seguito di un disastro aereo, si ritrovano su un’isola deserta nel Pacifico. Inizialmente il gruppo elegge un capo, il carismatico Ralph, e si dà delle regole: tenere vivo il fuoco, andare a caccia, procurarsi l’acqua, costruire degli alloggi… Nella desolazione della notte, inizia a diffondersi la paura che sull’isola viva una bestia e, con l’aumentare del terrore, si diffonde un’anarchia che porta il gruppo a dividersi in due parti, capeggiate rispettivamente da Ralph e da Jack, il capo dei cacciatori. In una progressiva escalation di intimidazioni e violenza, si arriva alla vera e propria persecuzione della fazione guidata da Ralph, il quale rimane presto da solo e braccato dai nemici. Il finale inaspettato non permette che si giunga al massacro, ma lascia comunque trasparire la visione pessimistica e amara dell’autore.
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Attraverso una storia che inizialmente sembra ricalcare i modelli della letteratura avventurosa in cui un self-made man riesce a imporsi in situazioni avverse – Robinson Crusoe, L’isola del tesoro, ma anche lo shakespeariano La tempesta – Golding mostra il progressivo imbarbarimento di un gruppo di bambini inglese che, anziché riuscire ad affermarsi sulla natura e sulle asperità dell’isola, cede agli istinti di sopravvivenza e sopraffazione. Questo primo livello di lettura, che rivela una visione negativa dell’animo umano, disposto ad abbandonarsi al Male, conduce anche ad un’interpretazione allegorica del romanzo, il quale allude ai rischi a cui è esposto uno stato democratico. Il libro, del 1954, è certo figlio della Seconda Guerra Mondiale e da questo punto di vista è vicino, più che al romanzo d’avventura, ai capolavori coevi della letteratura distopica come 1984 e La fattoria degli animali.
Tuttavia, più che questo secondo livello di significazione, mi ha molto colpito la tensione che si accumula nel corso del libro e che esplode in vere e proprie scene madri, che costituiscono degli spartiacque per la psicologia e la vita dei bambini sull’isola. Fortissima è la scena in cui, durante un ballo rituale, il clan di Jack si accanisce contro uno dei ragazzi, il quale, in un impeto da baccanale, viene scambiato con la fantomatica bestia e letteralmente scannato. In quel momento, come più volte nel corso del romanzo, il gruppo attiva il meccanismo del capro espiatorio, scaricando tutta la violenza su un singolo innocente per la salvaguardia del branco. Come intuisce Simone, il ragazzo un po’ tocco del gruppo, la bestia che tutti cercano fuori di sé è in realtà una presenza malvagia insita in ognuno di loro e che alcuni controllano peggio di altri: è Satana, cioè il signore delle mosche, che agisce per la catastrofe collettiva. Jack sembra il suo intermediario perfetto: abile cacciatore, assetato di potere, è il bambino che, più di ogni altro, sperimenta un processo di regressione ad uno stato selvaggio, certificato dal truccarsi la faccia e dal comunicare con gli altri attraverso richiami animaleschi. Ma anche Ralph, il protagonista positivo, non sembra all’altezza del ruolo di leader illuminato: esso è incapace di comprendere l’importanza di adattarsi all’ambiente per sopravvivere e continua, per tutto il corso della storia, a ripetere ordini di cui lui stesso non sembra più comprendere il significato. Il fatto poi che i due personaggi che, per ragioni diverse, rappresentano due emblemi di purezza, equilibrio e speranza vadano incontro ad una fine terribile, rivela chiaramente la visione pessimistica che Golding ha della natura umana.
Il libro non lascia spazio a facili speranze, ma impone una riflessione sulla tenuta della nostra umanità in situazioni di crisi e difficoltà.
 
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Fonte Immagine 1: GiocoMagazzino
Fonte Immagine 2: Book and negative

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