di Lorenzo Vanni Lo scorrere del tempo è stato rappresentato in letteratura in molti modi diversi. Il più incisivo e rivoluzionario è stato quello degli scrittori modernisti più sperimentali che, adottando il flusso di coscienza, hanno introdotto una nuova categoria storiografica, ossia quella del realismo psicologico. Quando in ambito anglosassone si parla di modernismo, i nomi che si fanno istantaneamente sono quelli di Virginia Woolf e James Joyce e si aggiunge, quasi come nota a margine, il nome di Proust. Quando nel 2005 John Banville vince il Booker Prize per il suo romanzo Il Mare, risulta evidente a tutti (ancor prima di questo romanzo, a dire il vero) quanto Proust eserciti un influsso notevole sull'opera dell'autore irlandese, tanto da esserne considerato l'erede. Banville, classe 1945, affermava che gli autori irlandesi generalmente si dividono tra ammiratori di Joyce e ammiratori di Beckett e, in questa opposizione, vedeva se stesso schierato a favore del secondo; questa ambivalenza ci dà una chiave di lettura del suo romanzo, avvolto nella malinconia e nel ricordo del passato. La trama ruota intorno a Max Morden, critico d'arte che, in seguito alla morte della moglie uccisa da un cancro, decide di tornare nella località di mare in cui aveva passato l'infanzia rievocando i ricordi legati a quel luogo. La narrazione procede in un’alternanza continua tra passato e presente, ogni arco temporale ben riconoscibile grazie al ricorso a paragrafi distinti, per poi assistere nella parte finale a un intrecciarsi dei due piani; nel corso del romanzo la narrazione è continuamente articolata in un monologo interiore che coinvolgerà il protagonista fino alla fine. Beckett, nel suo esistenzialismo espresso principalmente attraverso il Teatro dell'Assurdo, segna l'opera avvolgendola in un'atmosfera malinconica, dove solo nel finale abbiamo la consapevolezza del non-senso che avvolge la vita. Il mare, che nella tradizione occidentale è considerato fin dai tempi di Omero un luogo di mistero e pericolo che sfida costantemente l'uomo, è il testimone silenzioso e indifferente della vita che si svolge al di fuori; nella sua indifferenza, è la rappresentazione della Natura lontana dal suo ruolo di madre, nonostante la morte finale avvenga per acqua (e il topos della morte per acqua simbolizza il ritorno nel grembo materno). Il mare rimane piatto nel corso di tutto il romanzo, ma si agita con l'avvicinarsi del momento topico finale e in questo si nota forse l'influsso di Virginia Woolf con il suo Le Onde, in cui è proprio il moto ondoso a scandire l'alternarsi di vita e morte dei personaggi che si alternano nei loro monologhi. Banville è, per questo e altri romanzi, tra cui spicca La Spiegazione dei fatti (1989), stato preso in considerazione come possibile candidato per la vittoria del Premio Nobel. In attesa del momento in cui potremo celebrarlo come si deve, non possiamo che consigliarvi questo grande scrittore irlandese. Immagini tratte da: https://www.illibraio.it/libri-john-banville-421953/ https://das-kabarett.blogspot.it/2016/08/john-banville-il-mare.html
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Febbraio 2023
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