di Lorenzo Vanni Quando uno scrittore comincia a lavorare a un nuovo libro è sempre bene domandarsi quale obiettivo raggiungere tramite quel testo in modo che lo svolgimento del compito vada di pari passo. Ovviamente il percorso non è lineare e quello stesso obiettivo può cambiare in fase di scrittura, una volta resisi conto che il testo agisce di testa sua; in linea generale, è tuttavia quell’obiettivo delineato inizialmente a impostare il tono del testo, a stabilire a quali immagini ricorrere e infine quanto calcare la mano su alcuni passaggi che si vogliono emotivamente più densi. Come in una ricetta gastronomica, è tutta una questione di equilibrio tra gli ingredienti.
Durante l’estate ha avuto successo un libro pubblicato da Einaudi, il cui autore è Matteo Bussola, intitolato Il rosmarino non capisce l’inverno. È stato un fenomeno letterario e quindi è buona norma per un critico interessarsi di quel che, seppur per una stagione, pare cogliere un umore generale per farsi un’idea del contenuto valutare il grado di consapevolezza dell’autore. Matteo Bussola nasce come fumettista e solo in seguito si presenta come scrittore. La copertina del libro è un’illustrazione dello stesso Bussola ispirata ai manga: una donna, o forse una ragazza, con in mano un vaso di rosmarino: come il rosmarino devono essere le donne secondo Bussola, resistenti alla durezza dell’inverno per poi rifiorire subito dopo. Il libro di Bussola è fatto di schizzi preparatori che potrebbero essere spunti per un futuro romanzo, ma che qui sono solo racconti di donne che resistono alle avversità. I racconti hanno tutti pressappoco la stessa struttura che potremmo schematizzare così:
Le donne sono protagoniste e soggetti attivi delle storie, creano il proprio destino, pur con molte difficoltà e in modo non sempre interamente riuscito. Il problema di avere dei racconti strutturati in questo modo è che, applicando il modello a tutti, il lavoro diventa ripetitivo e le emozioni vengono troppo ammaestrate. Dà l’idea di un’emozione evocata a comando. Questa è peraltro la struttura classica dei racconti, e se il funzionamento di base diventa troppo evidente, la sospensione dell’incredulità si incrina in modo irreversibile. I dialoghi, almeno fino a metà libro, sono costruiti cercando a tutti i costi il sentimentalismo spiccio. Ne risulta che non sono realistici, sono eccessivamente enfatici e in alcuni momenti sfociano addirittura nel comico involontario. Detto questo, il catalogo della Einaudi è ricco e le letture non mancano. Scegliamo altro. Fonti immagini: einaudi.it
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Febbraio 2023
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