“Tutto ciò che è profondo ama la maschera[…] Ogni spirito profondo ha bisogno di una maschera: e più ancora, intorno a ogni spirito profondo cresce continuamente una maschera, grazie alla costantemente falsa, cioè superficiale interpretazione di ogni parola, di ogni passo, di ogni segno di vita che egli dà” (Nietzsche) La maschera è stata da sempre utilizzata sin dalla preistoria per rituali religiosi, rappresentazioni teatrali o feste popolari come il carnevale. Ma cosa rappresenta davvero la maschera? Quali simbologie e contraddizioni girano attorno a questo misterioso manufatto? Nei suoi diversi usi e nelle funzioni che di volta in volta assolve, la maschera sembra rappresentare per l’uomo una modalità ancestrale e primaria per esprimersi, porsi nei confronti dell’altro e persino ri-conoscersi. Come indica l’etimo greco “prosopon” ed il latino “persona-ae” la maschera, prima di essere strumento scenico dell’attore, finisce per impersonare l’uomo stesso nel suo ruolo sociale. Lo psicoanalista Jung utilizza il termine “persona” per indicare la “maschera” che l’individuo assume nelle sue relazioni sociali, che non è necessariamente intesa come falsa o manipolatoria, ma come identificazione con alcuni aspetti del sé che prendono il sopravvento in base a vari contesti. La maschera, dunque, non rappresenta solo un mezzo per nascondere sé stessi, ma anche uno strumento che permette di sperimentarsi in ruoli diversi, contribuendo a stimolare la propria flessibilità identitaria. Vediamo infatti come l’attore, indossando una maschera, simbolicamente, assume quella determinata personalità e cerca dentro di sé specifiche “corde da suonare”, voci e gesti che neanche immaginava di poter esprimere, caratteri che non credeva di possedere. La maschera rivela, inoltre, un aspetto profondo legato al binomio morte-Plutone. Plutone, dio degli inferi, patrono delle arti teatrali e protettore degli attori, ama le maschere, il mistero e le illusioni della notte così come ama la morte, ultima illusione dell’esistenza. Quando l’attore pone una maschera sul suo volto non si tratta solo di una semplice copertura né di una trasformazione esteriore, ma è l’esito di un’operazione misterica che affonda le sue radici nelle antiche cerimonie sacre riservate agli iniziati. Soltanto gli iniziati avevano la capacità e il permesso di scendere nel regno di Plutone, accedere al mistero della vita e della morte e suscitare quella stessa inquietudine che si prova nell’osservare le vacue orbite di una maschera. La maschera, trasformando l’apparenza della persona, aveva dunque la funzione mistica di far uscire l’uomo da sé stesso per farlo entrare nel profondo di sé stesso. Non è un caso che in varie epoche gli attori fossero da un lato applauditi ma dall’altro disprezzati a tal punto da non poter essere seppelliti insieme alle spoglie dei comuni mortali. Il corpo di un attore che avevo osato sfidare Plutone doveva per questo stesso motivo avere qualcosa di demoniaco e pertanto la sua anima doveva essere per sempre condannata alla diversità ed all’ostracismo. Immagini tratte da: - Immagine 1 da https://marcomatteucciphotographer.wordpress.com/2014/02/27/dietro-la-maschera/ - Immagine 2 da http://www.scuolissima.com/2016/01/frasi-maschera.html - Immagine 3 da http://blog.pelatelli.com/maschere-veneziane/2592/
2 Commenti
Endimione
11/8/2019 18:42:20
E dire che c'è un demone dentro ognuno di noi, risulta buffo un tale ostracismo.
Rispondi
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Febbraio 2023
Categorie |