di Lorenzo Vanni Al centro del romanzo giallo c’è sempre una domanda di verità. Si chiede agli scrittori di dare risposte sul mondo e di risolvere i misteri che sembrano avvolgere la vita di ognuno di noi e spesso, nel farlo, la direzione presa dagli autori è politica. Dire la verità diventa come tale un atto politico perché svela i meccanismi segreti che regolano la vita nascosta che nessuno di noi riesce a vedere. In altre parole, il romanzo giallo riporta la realtà in primo piano.
Da questo punto di vista quindi, il romanzo appena pubblicato da Pierre Lemaitre risulta anomalo. Il serpente maiuscolo, pubblicato da Mondadori, non ha come protagonista un investigatore o meglio non è lui l’elemento principale. Il punto di vista è diverso: protagonista con cui il lettore deve decidere di schierarsi o meno è Mathilde, ex-combattente della Resistenza francese attiva come sicaria, e che ormai arrivata al 1985 non è più giovane come una volta. A Mathilde vengono affidati omicidi importanti, ma l’età comincia a farsi sentire e commette errori: dimentica di liberarsi delle armi, attira l’attenzione, uccide in modo troppo scenografico. Mathilde è una donna che invecchia e trascura dettagli. È anche una donna sola che ha come unica compagnia un cane dalmata che verrà trovato morto decapitato; della sua morte la donna incolperà il fastidioso vicino di casa. L’unico che è sempre stato legato a lei fin dai tempi della resistenza è Henri, detto “il comandante”. Lei e Henri hanno sempre provato un’attrazione reciproca fin dall’inizio della lotta nella Resistenza quando Mathilde aveva diciannove anni, poi si era sposata, aveva avuto un’altra vita, finché non è tornata sola. Ma a quel punto lei e Henri sono troppo vecchi per poter pensare di stare insieme, non come una volta almeno. In questo romanzo c’è poco noir. C’è semmai una certa idea di fine delle grandi storie di spionaggio dove ogni personaggio è ridotto a una dimensione interamente umana, e al tempo stesso non ci sono eroi né grandi avversari; dove diventa tutto molto più prosaico, senza grandi complotti da risolvere. È evidente invece l’inevitabilità della resa al proprio tempo senza l’illusione che qualche morte illustre possa realmente cambiare le cose Mathilde rappresenta, con il proprio invecchiare e la sua improvvisa fallibilità, l’ingresso in una fase di crisi dell’illusione utopica; Henri rappresenta la storia degli ideali nel loro sviluppo dalla Resistenza in poi perché con quel suo soprannome si inserisce pienamente nel flusso della Storia. Quello di Lemaitre è il romanzo adatto per approcciarsi a un genere come il noir per la prima volta e al suo autore, di cui questo è il romanzo d’esordio scritto nel 1985 ma pubblicato solo quest’anno. Fonti immagini: Amazon.it
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Maggio 2023
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