IL TERMOPOLIO
  • Home
  • Rubriche
  • Cookie
  • Chi siamo

11/6/2016

Il Teatro di Antonin Artaud

0 Commenti

Read Now
 
Foto

​
​di Ludovica Delfino
Foto
“Ritengo che una delle ragioni principali del male di cui soffriamo sia nella frenetica esteriorizzazione e nella moltiplicazione della forza, spinta all’infinito; consiste inoltre in un’anormale facilità introdotta negli scambi da uomo a uomo, tale da non lasciare più al pensiero il tempo di riprendere radici in se stesso. Siamo tutti in preda alla disperazione della macchina, a tutti i livelli della nostra riflessione.”

Commediografo, attore e regista teatrale, Antonin Artaud (Marsiglia, 4 settembre 1896- Ivry-sur-Seine 1948) è stato soprattutto, come possiamo intuire da questo piccolo stralcio, un pensatore rivoluzionario e attento osservatore dei lati oscuri del “collettivo” e dei mali della comunicazione e del linguaggio.

“Linguaggio” è una delle parole chiave su cui soffermarsi per capire l’opera di Artaud che sovverte la concezione usuale di parola riportandola alla sua originale potenza segnica e sensitiva.

Questo e molto altro possiamo trovare nel celebre libro “Il teatro e il suo doppio”, dove l’ammirazione verso le forme orientali di teatro e in particolare la fisicità ritualizzata e codificata della danza balinese, gli ispirò le teorie esposte in due manifesti del “Teatro della Crudeltà”.
Ma fermiamoci un istante..mentre scrivo di Artaud e del suo “Teatro della Crudeltà”, mi rendo conto che il termine “crudeltà” necessita di essere spogliato dalla consueta accezione negativa che siamo portati a dargli. E ne cerco l’etimologia:

-dal latino crudelitas ; i latini facevano una differenza tra sanguis (il sangue che fluisce nelle vene) e cruor quello che fluisce dalle ferite. La crudeltà è quindi il desiderio di far uscire sangue da chi ci sta intorno.

Bene! Continuate a leggere cercando di mettere da parte il binomio bene/male in cui si è soliti inserire la crudeltà; solo così potrete entrare a contatto con l’essenza dell’opera di Artaud.
La crudeltà in Artaud, infatti, non è sadismo e dolore fine a se stesso, ma catarsi.

Nel Teatro della Crudeltà Artaud elabora una sorta di linguaggio iniziatico in cui la parola deve farsi corpo, deve sentirsi materialmente. Le parole da una parte sembrano spogliarsi di significato e di logica, dall’altro aggiungono senso, un nuovo senso potente, magico, crudele e trasformante. Il linguaggio si fa azione e denuncia; denuncia vera e spesso anche lungimirante contro i crimini connessi dal capitalismo americano così come dal comunismo russo di Stalin. Lo scopo di tale teatro è quello di suscitare l’esigenza di un vivere collettivo, per cui attraverso il dolore emerge l’esigenza della rinascita, della vita e dell’unione umana.

Artaud rifonda il teatro attraverso una parola nuova, ma non innovata: le parole sono corpi reali e il loro suono è vita e non semplice rimando ad essa.

La crudeltà è anche in questo: nel mettere a nudo i conflitti sociali del mondo e le contraddizioni della vita reale, facendole sentire e vivere sulla pelle dello spettatore.

Un altro particolare del teatro di Artaud è che lo spettatore non ha alcuna via di fuga, solo la possibilità e il dovere di guardare, partecipare e interagire con quello che ha davanti, annientando ogni distanza. Lo spettacolo deve realizzarsi intorno allo spettatore sfruttandolo come fulcro su cui ruota tutto. Come lo stesso Artaud scrive:

“Giochiamo la nostra vita nello spettacolo che si svolge sulla scena. Se non avessimo ben chiara e profonda coscienza che una parte della nostra vita profonda vi è impegnata, non riterremmo necessario proseguire la nostra esperienza. Lo spettatore che viene da noi sa di venire a sottoporsi a un’operazione vera, dove sono in gioco non solo il suo spirito ma i suoi sensi e la sua carne. Andrà ormai a teatro come va dal chirurgo o dal dentista. Con lo stesso stato d’animo, pensando evidentemente di non morire per questo, ma che è una cosa grave e che non ne uscirà integro. Se non fossimo persuasi di colpirlo il più gravemente possibile, ci considereremmo impari al nostro impegno più assoluto. Egli deve essere convinto che siamo capaci di farlo gridare.”
​
Artaud voleva proprio far scorrere il sangue, quello provocato da una ferita, e mi piace pensare che le grida che sogna di ascoltare non siano di dolore bensì di liberazione.
Foto
Bibliografia

- A. Artaud, Il teatro e il suo doppio, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino 2000

Immagini tratte da:

http://theredlist.com/wiki-2-24-525-970-1073-view-1930s-5-profile-antonin-artaud.html

Share

0 Commenti



Lascia una Risposta.

Details

    Archivi

    Febbraio 2023
    Gennaio 2023
    Novembre 2022
    Ottobre 2022
    Settembre 2022
    Luglio 2022
    Giugno 2022
    Maggio 2022
    Aprile 2022
    Marzo 2022
    Febbraio 2022
    Gennaio 2022
    Dicembre 2021
    Novembre 2021
    Ottobre 2021
    Settembre 2021
    Agosto 2021
    Luglio 2021
    Giugno 2021
    Maggio 2021
    Aprile 2021
    Marzo 2021
    Febbraio 2021
    Gennaio 2021
    Dicembre 2020
    Novembre 2020
    Ottobre 2020
    Settembre 2020
    Agosto 2020
    Luglio 2020
    Giugno 2020
    Maggio 2020
    Aprile 2020
    Marzo 2020
    Febbraio 2020
    Gennaio 2020
    Dicembre 2019
    Novembre 2019
    Ottobre 2019
    Settembre 2019
    Agosto 2019
    Luglio 2019
    Giugno 2019
    Maggio 2019
    Aprile 2019
    Marzo 2019
    Febbraio 2019
    Gennaio 2019
    Dicembre 2018
    Novembre 2018
    Ottobre 2018
    Settembre 2018
    Agosto 2018
    Luglio 2018
    Giugno 2018
    Maggio 2018
    Aprile 2018
    Marzo 2018
    Febbraio 2018
    Gennaio 2018
    Dicembre 2017
    Novembre 2017
    Ottobre 2017
    Settembre 2017
    Agosto 2017
    Luglio 2017
    Giugno 2017
    Maggio 2017
    Aprile 2017
    Marzo 2017
    Febbraio 2017
    Gennaio 2017
    Dicembre 2016
    Novembre 2016
    Ottobre 2016
    Settembre 2016
    Agosto 2016
    Luglio 2016
    Giugno 2016
    Maggio 2016
    Aprile 2016
    Marzo 2016

    Categorie

    Tutti

    Feed RSS

Contatti:
  • Home
  • Rubriche
  • Cookie
  • Chi siamo