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18/8/2021

Jacques Prévert: una teoria della comunicazione contemporanea

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di Agnese Macchi
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Jacques Prévert fu un poeta e sceneggiatore francese, nacque nel 1900 e la sua prima raccolta risale al 1946. Nel panorama letterario del tempo, Prévert acquisisce uno stile proprio e personale, copre una posizione antiaccademica, provocatoria e anticonformista. Oggetto delle sue poesie è la strada, con i suoi abitanti, le loro condizioni, la loro distanza dai gruppi sociali modello. Prévert mette in luce l'ipocrisia su cui è fondato il sistema, quel feroce tritatutto che è il conformismo. I soggetti delle poesie, sono inseriti in contesti che oggi potremmo definire street, underground, anche per questo Prévert è un pezzo unico nella vetrina letteraria del ‘900. Si parla di una splendida giornata che un operaio vende al datore di lavoro in cambio di soldi, si parla di un vecchio uomo mezzo che dorme sui giornali così d’inverno come in estate. Ci sono poi quei ragazzi che si baciano di notte per la strada, e l'invidia dei passanti incapaci di amare; e quelle donne bellissime che vivono nella Parigi notturna. Vengono abbattuti i muri tra i vari “livelli sociali", quell'odio reciproco messo in piedi ad arte da un una forza maggiore. Si predica l'amore come unico antidoto a quel veleno di cui, inconsapevolmente, gli uomini si nutrono ogni giorno. C'è un atteggiamento provocatorio e vólto alla libertà, intesa anche come rottura con i canoni poetici, espresso attraverso il rifiuto dell'uso della punteggiatura. Prévert si dedica anche a illustrare l'immensa illusione che avvolge il sistema e tutta l’umanità, quell'ipocrisia di fondo che ormai fa da filtro alle nostre pupille, è lì, ben piazzata già dalla nascita, e in pochi nel corso della vita si accorgono di essa. Dedica una poesia in particolare, a un paradosso interessante, il testo è “Tante foreste" e merita di essere riportato sotto: 
Tante foreste strappate alla terra
e massacrate
distrutte
rotativizzate
 
Tante foreste sacrificate per la pasta da carta
di miliardi di giornali che attirano annualmente
l'attenzione dei
lettori sui pericoli del disboscamento delle selve e delle
foreste.
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Poche righe, senza nessuna difficoltà comprensiva, ma che hanno bisogno di essere inglobate, metabolizzate un pezzetto per volta; perché l'animo di chi ha fiducia nelle proprie fonti quotidiane (tg, quotidiani, internet) verrà subito turbato, scosso, da queste parole. L'animo di chi si affida e si identifica in un gruppo, di chi mette a tacere il proprio dubbio colmandolo con la certezza altrui, l'animo che si spaventa quando inizia a pensare da solo e allora non lo fa, troverà assurda e improbabile la riflessione di Prévert, paradossale. Per comprendere il SENSO del messaggio cui Prévert dá voce, è necessario addentrarsi nei cavilli della politica e nelle tecniche della comunicazione, per quanto possibile; smontare per un attimo il processo abituale, secondo il quale dalla mano dei media si estrae quella che si pensa sia verità, e dalla quale deriva il nostro atteggiamento alla realtà. Occorre soffermarsi e riflettere autonomamente, per comprendere che spesso quella verità autorizzata, ufficializzata, legittimata e conseguentemente propagata, non coincide con la realtà. Ciò comporta che i più, si accontentino di immagazzinare blocchi impacchettati e infiocchettati da altri, senza scartarli e scoprire cosa si trovi all'interno della scatola; ne consegue una minoranza, ritenuta inferiore in quanto tale, che invece elabora, scarta, scopre e cambia idea, e inevitabilmente crea nuove e diverse verità. Verità incongruenti e contrastanti con quella ufficializzata, i cui portatori vengono messi a tacere con la forza, spinti al limite della società, al silenzio. Prévert trova il coraggio, in questa poesia, di colpire e provocare il sistema, trova il coraggio di dare voce all'immenso inganno, l'immensa illusione nella quale viviamo convinti di sapere, senza mai esserne usciti all'esterno. Una poesia rivoluzionaria, ribelle, polemica, provocatoria, che invita a riflettere e ad uscire da questo grande macchinario sporco, corrotto, malato, cosparso d'odio, anziché d'olio. Prévert offre lo spunto per iniziare a diffidare, a cercare la verità altrove, più a fondo, un invito ad abbandonare l'autostrada principale ed impiegare i piccoli sentieri sterrati, che portano a quegli angoli di mondo che non vengono mai inquadrati, nei quali si scorge ancora un barlume di realtà. Oggi, che nelle piazze, nelle strade, e perfino nelle case, siamo schierati gli uni contro gli altri, nutriti d'odio più che mai, si invitano gli anticonformisti, i ribelli, i pensatori, i filosofi, tutti gli artisti, a non smettere mai di combattere non per quello in cui credono, ma per quello che vedono. Oggi, un pensiero agli alberi “strappati alla terra", tagliati, bruciati dagli incendi, usati e poi sprecati; un applauso a Prévert che provocando ha provocato reazioni. Oggi, e per sempre, diamo voce a ciò che è messo a tacere. 
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