John Keats (1795-1821) è uno dei più significativi esponenti della seconda generazione romantica, assieme a George Gordon "Lord" Byron e Percy Bysshe Shelley. Se gli ultimi due hanno acquistato fama anche per il loro impegno politico, Keats, a causa di una salute inferma e cagionevole, ha molto riflettuto sul ruolo che la poesia deve avere, arrivando alla celebre formulazione del sublime negativo: il poeta deve essere camaleonte, interprete delle vicende alterne dell’esistenza e della vita umana (cfr. Motion 1997: 155-157, Bate 1964). Questo sentimento emerge chiaramente in una delle odi del 1819, Ode alla Melanconia, dove l’Io lirico non invita a sfuggire con la morte la melanconia quale condizione umana, ma essa deve essere invece accettata in quanto condizione inevitabile per l’essere umano (specialmente in un contesto socio-letterario qual è quello romantico, dove la condizione melanconica è espressione del genio). L’Io poetante si rivolge al lettore, dimostrando anche contezza della mitologia classica, con riferimenti al Lete e a Proserpina, non a un sentimento o a un oggetto, come in altri celebri componimenti precedenti (si vedano, per esempio, l’Ode all’Usignolo o l’Ode a Psiche) (Bennett 1994: 133). Alla breve parabola poetica e umana di Keats dobbiamo, tuttavia, significative anticipazioni letterarie, cioè la rappresentazione della donna diabolica e l’Estetismo di fine sec. 19°. In La Belle Dame Sans Merci (1819) la rappresentazione della donna le conferisce un che di maledetto e di diabolico, che ricorderà molto i quadri e le composizioni Pre-Raffaellite dei fratelli Rossetti. Il cavaliere medioevale (che molto ricorda l’epica spenseriana di tre secoli prima) lascia i lettori di fronte a un mistero insoluto: ha veramente incontrato o no la bella e misteriosa donna che lo porta nella sua grotta magica o è soltanto frutto della sua immaginazione? (Symons 2004) L’Estetismo, seppur con una finalità diversa da quello di fine secolo, cioè non un Estetismo fine a se stesso, ma con una caratura etica, lo si ritrova nell’Ode all’Urna Greca (1819), dove la vera bellezza è quella impressa sul vaso e soltanto quella sopravivverà; l’altra (e qui è evidente l’influenza dei Sonetti shakespeariani), cioè la bellezza umana, è condannata alla caducità. BIBLIOGRAFIA Bate, WJ (1964) John Keats, Cambridge, Harvard University Press. Bennett, A (1993) Keats, Narrative and Audience, Cambridge, Cambridge University Press. Motion, A (1997) Keats, London, Faber. Symons, DM (ed. by) Chaucerian Dream Visions and Complaints, Kalamazoo, Medieval Institute Publications. Immagini tratte da:
- http://www.keats-shelley-house.org/it/writers - “Ode on Melancholy”, Pubblico dominio, Wikipedia inglese, voce “Ode on Melancholy”. - Arthur Hughes, La Belle Dame Sans Merci, , Pubblico dominio, Wikipedia inglese, voce “La Belle Dame Sans Merci”
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Febbraio 2023
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