John Maxwell Coetzee (Città del Capo, 1940) è, insieme a nomi del calibro di Doris Lessing e Nadine Gordimer, uno dei più importanti esponenti della letteratura postcoloniale che, al tempo stesso, si è distinto per il suo impegno politico e sociale.
Nel 2003 lo scrittore sudafricano ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura per la seguente motivazione:
“With intellectual honesty and density of feeling, in a prose of icy precision, you have unveiled the masks of our civilization and uncovered the topography of evil”. “Con onestà intellettuale e ampiezza di sentimento, grazie a una prosa dalla distaccata precisione, Lei ha rivelato le maschere della nostra società e ne ha denunciato la topografia del male”.
La dichiarazione per l’assegnazione del massimo riconoscimento letterario indicano quali sono i temi con cui Coetzee si confronta nella sua opera. Un primo segno lo si ha con Aspettando i barbari (1980). La trama è molto semplice ma ricca di significati e, soprattutto, di spie testuali che l’autore svilupperà nei suoi testi successivi. Il Magistrato (di cui non si fa mai il nome) prepara gli abitanti della sua città all’arrivo dei barbari. Il freddo e austero funzionario cederà alla tentazione e si innamorerà di una dei barbari e, per questo, sarà condannato. Egli sperimenta la mancanza di libertà e, soprattutto, capisce che i barbari non sono quello che sembrano.
Lo scrittore sudafricano non può non confrontarsi con un tema centrale nella storia del suo paese, cioè l’apartheid. David Lurie è un professore di letteratura inglese presso l’università di Città del Capo e si trova, dopo la denuncia di stupro da parte di una studentessa, a perdere il proprio incarico. Trova rifugio presso la figlia Lucy, in un mondo inospitale e ostile, regolato da un inflessibile darwinismo. Nonostante viva in un Sudafrica che lentamente si sta lasciando alle spalle l’apartheid, padre e figlia si trovano a confrontarsi con un mondo, mi viene da dire, infernale e opprimente. La vergogna, in ultima analisi, non è soltanto quella della violenza carnale, ma, ancora di più, quella di non liberarsi dal razzismo.
Coetzee si confronta anche con le più recenti politiche antiterrorismo, le quali costituiscono una palese violazione dei diritti umani quando vanno a toccare la privacy e, soprattutto, quando si trasformano in atti di tortura (il riferimento è a Guantánamo, il carcere voluto da Bush, dove si ricorreva al waterboarding per interrogare i sospetti). Ciò viene fuori in Diario di un anno difficile (2007). Controfigura dell’autore è il signor C, uno scrittore sudafricano residente a Sydney, il quale si esprime contro Bush, Tony Blair e il loro modo di approcciarsi al terrorismo.
Diritti civili, critica sociale e il rapporto con l’Altro: John Maxwell Coetzee, nella sua narrativa, si confronta con problemi che sono sempre più attuali e sempre più presenti nella nostra società, dimostrando come sia sempre possibile mantenere l’umanità e sfuggire alla tentazione del razzismo e della violenza.
Immagini tratte da: http://www.qlibri.it/narrativa-straniera/romanzi/diario-di-un-anno-difficile/ http://www.elisagelsomino.com/vergogna-di-j-m-coetzee/ http://www.africansuccess.org/visuFiche.php?id=563&lang=en
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Maggio 2023
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