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21/1/2017

Kabuki dal teatro al fumetto

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di Ludovica Delfino

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Il teatro kabuki è una forma di espressione teatrale giapponese che si basa sulla coesistenza di tre elementi: danza, canto e abilità.
La parola “kabuki” infatti è formata da tre ideogrammi: 歌 ka (canto), 舞 bu (danza), 伎 ki (abilità), e una sua probabile etimologia è il verbo kabuku che significa “essere originali”, fuori dalla normalità, o semplicemente “straordinario”, “all’avanguardia”, aggettivazioni riferite probabilmente all’originalità delle vesti e del trucco che ha reso famoso questo stile teatrale.
Si dice che il teatro kabuki sia nato nel 1603, anno in cui la sacerdotessa Izumo no Okumi inizia a sperimentare questo nuovo stile di danza all’aperto, precisamente a ridosso delle rive del fiume Kyoto.
Le prime performance hanno come protagoniste solo le donne che interpretano anche i ruoli maschili, spesso prostitute; da qui l’altra espressione che denomina il genere teatrale: “performance di prostituta per danza e canto”.
Nei centri di Yoshiwara, il quartiere a luci rosse di Edo, il teatro kabuki diviene una famosissima forma di intrattenimento; tuttavia non si tratta solo di una mera forma di divertissement: per secoli, infatti, il teatro è il luogo dove si crea appariscenza, si lanciano mode, si ricerca attualità. Le performance durano tantissimo, dal mattino fino al pomeriggio, ma c’è anche un modo per il pubblico di rifocillarsi presso sale da tè connesse al teatro, oppure con cibi serviti durante l’intervallo tra uno spettacolo e l’altro.
A partire dal 1629, però, il teatro kabuki cambia radicalmente: a causa della sua connotazione “troppo erotica” le attrici donne vengono sostituite da attori uomini, i cosiddetti Yaro-Kabuki che interpretano anche i ruoli femminili. Proprio gli attori specializzati in ruoli femminili vengono chiamati Onnagata, scelti tra adolescenti senza neanche un filo di barba, per renderne più credibile l’interpretazione.
L’erotismo però ritorna, in quanto i giovani attori vengono spesso presentati in chiave licenziosa, rischiando di cadere nella prostituzione e il teatro cade per diversi anni in una grave crisi, superata definitivamente durante l’epoca Genroku, in cui la stessa struttura del teatro kabuki viene canonizzata attraverso la creazione di “caratteri fissi”, in modo da non incorrere più negli errori passati.

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La struttura del teatro kabuki rimane così invariata dall’epoca di Genroku ai giorni nostri.
Vediamo gli elementi che compongono questa particolare espressione teatrale.
Un elemento fondamentale del teatro kabuki è il palco girevole detto Mawari-butai, realizzato grazie a una serie di ruote che si muovono sotto una piattaforma di legno. Durante questo movimento avviene il kuraten, ovvero l’oscurazione del palco, ciò che nel nostro teatro si chiama “buio”.
Nel diciottesimo secolo vengono inserite le “trappole”, ovvero delle botole dove l’attore si nasconde per poter apparire al pubblico di sorpresa.
Infine, la tecnica Chunori prevede proprio il volo dell’attore: l’attore è collegato a dei fili e plana sul palco.
L’interesse per questo genere di teatro ha varcato i confini arrivando fino in occidente, affascinando scrittori e artisti, dal celebre pittore Claude Monet, ispiratosi per alcune sue opere alle stampe del teatro kabuki, fino a David Bowie, primo artista occidentale ad utilizzare l’hayagawari, cioè l’improvviso e inaspettato cambio d’abito che avviene sul palco per sorprendere il pubblico.



Immagini tratte da:
-http://www.ilmulinonlus.net/teatro-kabuki-no-e-bunraku/
-https://www.cosasdeunabailarina.es/historia/por-que-estan-vetadas-las-mujeres-en-el-teatro-kabuki/
-Immagine fornita dall'autore


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