di Cristiana Ceccarelli Vi avevo già parlato della scrittore olandese Herman Koch. Questa volta è il turno del suo romanzo La cena, pubblicato in realtà prima de Villetta con piscina, di cui avevo scritto in precedenza. Io però faccio sempre le cose a contrario, e quando un libro è molto acclamato leggo sempre il successivo (se c’è) prima di quello famoso. Come se il libro dopo un grande successo fosse il modo più diretto per mettere alla prova l’autore e capirlo. Ho apprezzato molto Villetta con piscina e quindi ho deciso di leggere La cena. I protagonisti sono sempre molto attuali e si ripresenta il tema delle persone ordinarie che condividono le pagine con altre dalla notorietà affermata e la vita più sfarzosa, con un bel contrasto e unione di punti di vista. Il libro inizia appunto con una cena alla quale la coppia protagonista deve partecipare e al loro fastidio nel doverlo fare, preferendo l’alternativa della rosticceria vicino casa e serata in salotto e mal celando la noia e la pesantezza dei preparativi attenti che il locale e l’occasione richiede. Già dalle prime pagine infatti vengono esposti i meccanismi di reazione umani alla ormai purtroppo importantissima apparenza. Questo fa’ capire che non sarà una semplice cena conviviale a essere descritta ma molto di più. Nonostante la ritrosia Paul e Claire si presentano al ristorante per incontrare Serge, fratello di lui e in corsa per diventare Primo Ministro Olandese e sua moglie Babette. La cena inizia con argomenti banali, semplici e di circostanza che altro non fanno se non appesantire l’atmosfera. Perché il vero motivo della cena è un altro, e il superfluo non è che un modo per rimandare l’inevitabile: i due adolescenti Rich e Michael (rispettivamente i figli della prima e seconda coppia citate) hanno picchiato e ucciso una barbona, riprendendo tutto con i cellulari. I video sono finiti online e i genitori sono terrorizzati per il futuro dei loro figli. E al tempo stesso non pronti di fare i conti anche con sé stessi. A peggiorare la situazione sono i ripetuti momenti di violenza dei due giovani che non si riducono solo all’ultimo e più agghiacciante episodio, l’assenza dei genitori concentrati sull’ozio o il lavoro, e che per questo non possono comunque essere colpevolizzati per le azioni dei figli e, soprattutto, il seme della violenza che da Paul sembra essersi trasmesso al figlio. Le sue intemperanze verbali e fisiche infatti, che la moglie Claire ha sempre cercato di coprire e curare, si sono irrimediabilmente riversate su Rich, assolutamente non in grado di contenerle. Una violenza immotivata e fine a se stessa colpisce il lettore come un boccone di traverso; che non è riconducibile al contesto degradato dell’azione, visto lo status sociale dei protagonisti, e nemmeno alle droghe o agli abusi, che non ci sono. Cosa succederà a queste due famiglie? Il ritmo della storia è intelligentemente scandito dalle portate della cena. All’antipasto corrisponde un pezzo di storia che si lega alla spiegazione gastronomica e alla vita privata dei quattro, così per il primo, il secondo e via dicendo. Un ritmo ben definito come definiti ma non espliciti sono gli aspetti della vita umana messi, questa volta in tavola. Simbolicamente luogo di ritrovo e sincerità ma anche formalità e apparenza appunto, in un gioco vivo. Questo è un libro che mostra soprattutto il nostro lato peggiore amplificato nella contemporaneità, con un autore che non da alcun tipo di giudizio e si rivela inaspettatamente super partes, lasciando il lettore interdetto e angosciato.
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Febbraio 2023
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