di Cristiana Ceccarelli Banana Yoshimoto, scrittrice giapponese di romanzi famosi in tutto il mondo, scrive anche racconti concisi dal significato esistenziale profondo. La sua scrittura semplice, quasi freddamente emotiva, con i sentimenti esplicati in una ovvia registrazione delle realtà, ci presentano idee profonde con la leggerezza della normalità del loro proporsi; non c’è niente di forzato, solo una diversa reazione alla realtà, una sua diversa visione. A volte l’essenza più vera si palesa a noi sotto aspetti che dobbiamo semplicemente cogliere e che portano con loro tutto il carico necessario alla nostra crescita personale, senza che noi dobbiamo fare altro se non accoglierli e recepirli come importanti. Mitsuyo, la protagonista di questo breve racconto, La luce che c’è dentro le persone, appunto, ci racconta, in prima persona, il suo lavoro di scrittrice e il suo cercare di andare alla profondità delle cose, arrivando al loro cuore segreto; un processo che non prevede idee o interpretazioni personali e che porta a un posto silenzioso nel quale si sente meno sola. Ed è sempre lei, che a ritroso di questo processo, finisce per imbattersi in un evento che non può modificare, e che l’ha segnata per sempre. Siamo in un piccolo villaggio del Giappone, Mitsuyo è figlia unica di due genitori che si occupano di una libreria, quindi da subito immersa in un contesto culturale aperto e aggiornato, lui è Makoto, figlio bastardo in una famiglia proprietaria di un antico negozio di dolci giapponesi. Le due famiglie sono molto diverse, una piccola e modesta, l’altra grande e rumorosa. La piccola protagonista si perde la sera ad ammirare le luci sempre accese delle finestre della casa di lui e si immagina la vita in una casa così sempre piena, dove sembra non poter mai mancare nulla, o che se venisse a mancare ci sarebbe comunque qualcuno a poterne colmare l’assenza; per contro, Makoto pensa a quella famiglia di tre persone così sempre vicine ed essenziali che costituiscono il mondo di lei. In questo tacito scambio di riflessioni sull’altro, i due bambini passano molto tempo insieme leggendo fumetti e mangiando dolcetti. Il loro rapporto, per quanto infantile, presuppone nei toni e nei modi del suo svolgersi un importante e possibile sviluppo futuro: si voglio molto bene; per l’altro ci sono sempre, si considerano quasi unici e insostituibili, in tutta l’accezione positiva che i due termini possono avere. Makoto è un bambino speciale, dolce, gentile, che piace a tutti, e per lei, nonostante la giovane età, rappresenta il primo amore, in lui percepisce un’aura celestiale; per Makoto lei possiede una cosa che è tonda, bella e triste, come una lucciola. La luce dentro le persone appunto è il catalizzatore di tutto il racconto; questa luce che rende, a esclusione di qualsiasi logica razionalità, le persone speciali; in modo del tutto innato, bello, vero. La luce ricopre un ruolo fondamentale, e insieme all’acqua, sono caricate di un simbolismo forte e veritiero, di uno scorrere del tempo che questa luce illumina e riesce a fermare, catturare, in piccoli momenti indelebili e intermittenti che ritroviamo nella luce delle lucciole; piccole creature che svolazzano rivelandosi al mondo solo attraverso la propria luce, innata, che non può essere ignorata. Questo racconto ha un triste epilogo; una fine che segna una giovane vita per sempre e l’altra nell’avvenire, ma ci porta a riflettere su quanto tutto possa iniziare a incastrarsi perfettamente quando hai qualcuno che ti aiuta a scegliere i pezzi, che ti mostra con bontà involontaria e amore la miglior parte di questa vita; che ti aiuta e allo stesso tempo si affida perché i pezzi che può mettere a posto hanno, ogni tanto, bisogno di essere mescolati di nuovo, così da capire che la visione non può essere univoca, ma insieme unica. In una piccola storia di amore che ci dice quanto tutti possiamo, per qualcun altro, e poi per noi stessi, essere unici con la propria luce. Immagini tratte da foto dell'autore
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Maggio 2023
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