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12/1/2018

La scomparsa del dono

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di Lorenzo Vannucci
Cosa spinge gli esseri umani a scambiarsi beni? Nella società primitiva un dono senza un controdono era inconcepibile, così come nella società contemporanea è difficile comprare qualcosa da qualcuno senza ottenere in cambio qualcosa. Due principi apparentemente antitetici, eppure legati da un sottile filo conduttore. In entrambi i casi, infatti, si rileverebbe immoralità. La logica del dono, nella società primitiva, non era legata a logiche di mercato, ma semplicemente a un dare, ricevere e ricambiare.
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Bronislaw Malinowski, un celebre antropologo polacco del XX secolo, racconta di essere stato colpito da un'antica usanza di un popolo dell'arcipelago delle Trobriand. Questi abitanti, infatti, sostenevano traversate oceaniche, rischiando la loro vita, pur di portare doni agli abitanti di isole lontane. Alla base di questo gesto apparentemente illogico c'erano i Kula, braccialetti che venivano regalati per la costruzione di legami sociali. Doni, sostiene l'antropologo Marcel Mauss, che sono spesso dotati di un hau, ossia di un'essenza spirituale che obbliga colui che ha ricevuto il dono a ricambiare (lo spirito della cosa donata vuole tornare da dove è partito). Alla base di questo semplice principio l'antropologo francese coglie l'essenza delle relazioni sociali; dare qualcosa a qualcuno significa non solo donare una parte della propria anima, ma obbliga al controdono, al principio della reciprocità. Nel dono non esiste la logica del valore, dell'equivalenza, ma solo la libertà nel compiere l'atto. Scrive Khalil Gibran a proposito del dono: «si dà poca cosa quando si dona ciò che si possiede. È quando si dona se stessi che si dona veramente. Infatti ciò che si possiede, è solo qualcosa che temiamo di perdere e dunque proteggiamo, temendone la mancanza. E tutto ciò che vogliamo accumulare e trattenere, comunque, un giorno sarà dato ad altri, e dunque è più saggio darlo subito, così che la stagione dei doni sia nostra e non dei nostri eredi ». Donare unisce, rinsalda le amicizie, crea legami, relazioni sociali che possono tradursi in scambi commerciali.
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Gli uomini, oggi, sembrano aver disappreso l’arte del dono. Quel principio arcaico basato sul dare, ricevere e ricambiare, praticato sin dall'antichissima Grecia (ne è un esempio lo scambio di doni tra Glauco e Diomede, guerrieri che militano in due schieramenti opposti che, prima di affrontarsi sul campo di battaglia, scoprono di essere legati da un vincolo di ospitalità, in quanto il padre di Diomede aveva ospitato un antenato di Glauco «Diomede sono per te in Argo ospite caro, tu in Licia, se mai io giunga tra quel popolo»), sembra improvvisamente cessato.
Spesso addirittura i bambini squadrano diffidenti il donatore. Si chiedono: “Cosa c'è alla base del dono? Devo ridare qualcosa, devo forse pagare una somma, o forse è un atto di spontaneità?”. La risposta a tale diffidenza sta in un cambio radicale della società negli ultimi anni. La società capitalista, con la sua mentalità utilitarista, ha soffocato il dono introducendo il concetto di equivalenza di valore. Se alla base del valore c'era lo hau, quell'antico legame nel dare all'altro una parte di sé con quell'inscindibile principio di reciprocità, oggi la logica del mercato pone un valore astratto, calcolabile in termini monetari, senza che vi sia un rapporto sociale tra le persone. L’età moderna è caratterizzata dall' homo oeconomicus, vale a dire che il legame sociale non è altro che il prodotto di rapporti contrattuali e di scelte razionali in cui ciascuno diviene il mezzo per il conseguimento dei fini di altri individui. L’utilitarismo, sostiene Henry Bataille, riduce l’esistenza umana alla logica quantitativa della produzione, acquisizione e consumo di beni causando un radicale impoverimento negli individui. 
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Nella società contemporanea il dono, tuttavia, sopravvive, anche se con una logica diversa da quella proposta da Mauss. I regali di Natale, ad esempio, è vero che sono prodotti della società capitalista, ma sono sottratti a quella logica del valore e dell'equivalenza che contrassegna il mondo contemporaneo. Quando andiamo a fare un regalo togliamo istintivamente il prezzo, come se inconsciamente il prodotto dovesse per qualche ragione essere privo di una logica commerciale. Lo stesso principio vale per la donazione e il volontariato. Indubbiamente le persone sono mosse da una logica di solidarietà e altruismo, ma il sangue donato è preso a carico da istituzioni sanitarie statali e da imprese private. I beni, di fatto, entrano in queste sfere come merci, in una logica, ancora una volta, dove emerge il concetto di valore.

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