di Cristiana Ceccarelli Con il suo ultimo romanzo L’assassinio del commendatore, Libro primo, Idee che affiorano Murakami sembra aver raggiunto un equilibro tra surreale e prospettiva realista. E’ un libro sulle cui pagine aleggia sempre un’ombra di mistero, qualcosa di sfuggevole, che è e rimane tale perché incompreso dallo stesso protagonista. Il personaggio principale, il perno su cui la storia ruota o la calamita che attrae gli eventi, rappresenta questa prospettiva; dopo un po’ che leggiamo ci chiediamo: ma qual è il suo nome? Un nome ce l’ha ma non viene mai svelato. Attraverso lo scorrere della storia il lettore conosce la sua vita, i suoi pensieri, il suo passato, il dolore, l’amore, il sesso occasionale, i suoi segreti, ma non scoprirà il suo nome: come se non fosse importante, come se non fosse necessario per scoprire l’altra persona nella sua quotidianità di solitudine; tema centrale nelle opere dello scrittore giapponese, che qui trova l’ennesima declinazione. Quando qualcuno sa il tuo nome non sei più solo mentre il protagonista sembra rimanerlo costantemente, solo con le sue tele che aspettano solo un nuovo volto da ospitare. Solo con i propri pensieri e le idee da voler sviluppare, nonostante le conoscenze, in un circolo mnemonico e cognitivo a tratti ripetitivo, che però non stanca nella sua rappresentazione dell’effettivo svolgersi del pensiero umano. E’ una solitudine goduta quella del pittore, cercata e a volte questionata quando la tristezza torna a farsi risentire tra i ritmi di una quotidianità acquisita. E’ una solitudine dolce e per questo pesantemente presente, a cui è facile arrendersi ma dalla quale, allo stesso tempo, è possibile trarre conclusioni e risvolti molto positivi. Il protagonista è infatti un pittore, che inizia a raccontare la storia in prima persona partendo temporalmente dal suo divorzio, per poi tornare spesso, con la memoria, a eventi passati e a volte dolorosi. La moglie Yuzu decide di lasciarlo e lui, non sapendo come reagire e come non pensarci, si mette in viaggio verso le zone fredde della costa. Dopo un mese torna e decide di accettare l’offerta dell’ex compagno di Accademia di pittura Masahiko che gli propone di andare ad abitare nella casa di suo padre Amada Tomohiko, adesso in casa di riposo. Il padre dell’amico è il famosissimo pittore giapponese dello stile nihonga, adottato dopo gli studi a Vienna e i primi anni artistici improntanti sullo stile occidentale. Ecco che anche in questo libro la globalizzazione, l’europeo tornano, questa volta in veste storica, accompagnato da riferimenti a Kafka e alla musica classica viennese e italiana. Il quadro infatti che il pittore trova nel solaio, intitolato proprio L’assassinio del commendatore, ricorderà al protagonista il Don Giovanni di Mozart (ne consiglio l’ascolto durante la lettura). Riferimenti esterni sempre però bilanciati da continui rimandi alla tradizione e ai luoghi giapponesi, che qui si rivelano nella meravigliosa descrizione della pittura e del mondo che la circonda. Questo è solo però il primo degli eventi strani in cui il ritrattista si troverà coinvolto: un quadro nascosto in una casa di un pittore senza quadri alle pareti. Il protagonista solo nella casa, decide di abbandonare la professione di ritrattista con la quale era riuscito a mantenersi di sola pittura, nella convinzione che non riuscisse a esprimere la sua vera essenza e creatività nonostante il suo oggettivo talento. Ma poi, una telefonata per una commissione anonima e ben pagata lo porteranno a incontrare Menshiki, l’uomo che scoprirà abitare nella villa bianca dall’altro lato della valle. Menshiki è un uomo singolare che suscita nel pittore dubbi ed empatia, in un continuo contrasto di emozioni; con lui scoprirà una misteriosa campanella seppellita in un pozzo nel bosco, che aveva sentito suonare durante la notte. La campanella porterà al culmine del climax ascendente di mistero, che punteggia la narrazione con frasi ambigue e dichiarazioni dalle mille interpretazioni che lasciano il protagonista quanto il lettore in sospeso. Con un irreale che si mescola alla realtà quotidiana, che sembra essere accettato più di quanto non lo siano eventi apparentemente banali della vita “reale”, da una frase a una decisione. Nella sua esperienza, col suo trascorso, il pittore sembra propenso ad accettare l’idea manifestatasi davanti a lui come non più strana di altre cose sperimentate nella realtà con persone e oggetti reali. Il pittore, dopo un primo momento di scetticismo, accoglie infatti l’idea e si fida di lei, l’aspetta, le parla anche in sua assenza; in passaggi di testo tanto densi da poter prender forma fuori dalla carta. Quanto qualcosa di così astratto, come ci appaiono le idee, può avere effetti materialmente tangibili sulla nostra vita? L’idea che viene percepita surreale non è poi tanto diversa da quella che si materializza su tela come linee e accostamenti di colore o che si trasforma in accordi o musica oppure in parole e poi frasi, è qualcosa di insito che trova il modo di manifestarsi, non è fondamentale sotto quali spoglie. Non è autonoma, ci dice, ha dei paletti, per palesarsi deve necessariamente fare uno sforzo ed è onnipresente: non è forse così tutti i giorni? Pensiamo, immaginiamo, ideiamo e tutto questo trova poi il modo di fuoriuscire, di concretizzarsi in qualche modo. Quanto ciò che immaginiamo ci fa vivere? E quanto ciò che viviamo ci fa’ immaginare? Quanto è labile questo confine? Davvero esiste? E come l’idea che spunta nel romanzo, sebbene la forma acquisita possa risultare bizzarra e fantasiosa, è lì, vera; come vere sono le idee che abbiamo ogni giorno, con le quali dialoghiamo. Ed è si onnipresente, e solo nostra. Fino a quando non troviamo il modo di esprimerla; ma anche a quel punto nessuno vi vedrà la stessa cosa, pur riconoscendosi. Ognuno manterrà le proprie idee, solo a se stesso visibili, per poi invitarle in presenza di altri, con la consapevolezza o la speranza di potersi almeno fondere o perlomeno incontrare. Magari di nuovo. Fino ad arrivare all’ultima pagina con l’ultimo sogno, che sembra proporre una visione del pittore diversa da quella creatasi durante la dura del racconto. Ma alla fine era solo un sogno no? Non ci resta che attendere il secondo libro.
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Maggio 2023
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