Il 2017 rappresenta il cinquecentenario di uno degli eventi più significativi della storia europea, la Riforma protestante, e senza ombra di dubbio del suo protagonista, il monaco agostiniano Martin Lutero (1483-1546).
Questo articolo non vuole tracciare un’analisi socio-storica della Riforma e delle sue conseguenze, ma delineare i tratti stilistici e retorici dei suoi scritti, in quanto l’Ercole tedesco si contraddistingue per la sua variegata produzione. È dunque opportuno iniziare con la sua prima opera di rilievo: le 95 Tesi.
Lutero è ormai conscio della gravissima corruzione che impera in Vaticano e, soprattutto, disapprova totalmente il meccanismo delle indulgenze, dei documenti firmati dal pontefice che rimettono i peccati e riducono la permanenza dell’anima in Purgatorio. La sua posizione è tuttavia ambigua e lo vediamo attraverso due delle tesi:
Tesi 1: Il Signore e maestro Gesù Cristo dicendo: «Fate penitenza, etc.», volle che tutta la vita dei fedeli fosse un sacro pentimento. Si potrebbe a pieno titolo pensare che il monaco tedesco aderisca pienamente al sacramento cattolico romano della confessione, invitando i fedeli a una vita di pentimento, amministrata e controllata dal parroco, anche attraverso l’acquisto di indulgenze. È davvero così? In realtà è lecito dubitarne: Tesi 43: Si deve insegnare ai cristiani che è meglio dare a un povero o fare un prestito a un bisognoso che non acquistare indulgenze La posizione luterana appare chiara: non è un comportamento ortodosso e retto acquistare delle indulgenze, ma è preferibile fare l’elemosina a un povero o fare un prestito a chiunque sia in difficoltà economiche. Il monaco tedesco inizia così a tuonare contro la Chiesa di Roma e il Papa.
Se le 95 Tesi e scritti successivi sullo stesso argomento servivano a insinuare il dubbio (esse ebbero un’eco notevole grazie alla loro traduzione in tedesco), nel 1520, nella Cattività babilonese della Chiesa, il monaco di Wittenberg inizia ad attaccare fortemente le istituzioni ecclesiastiche, utilizzando quel linguaggio forte, sarcastico e, a volte volgare, che contraddistingue il suo stile robusto:
Sulle indulgenze ho già scritto più di due anni, ma in modo tale che […]mi pento di aver pubblicato quel libretto. A quel tempo […]aderivo ancora alla grande tirannia della superstizione romana, per cui anche le indulgenze non credevo di doverle rifiutare completamente, vedendole approvate da un consenso così grande. Ma in seguito […] ho compreso che le indulgenze non sono altro che pure e semplici imposture dei cortigiani romani, con cui essi mandano in rovina la fede di Dio e dilapidano la fede della gente. Le indulgenze non sono altro che, a giudizio di Lutero, dei perfidi inganni di una Chiesa più simile a un complesso sistema affaristico che a un’istituzione votata alla misericordia e all’aiuto degli ultimi. La prosa luterana è lo specchio di un uomo, ma anche di un’epoca in rivoluzione: un oscuro monaco tedesco, fino ad allora devoto alla Chiesa romana e ai suoi insegnamenti, si trova, di punto in bianco ad attaccare l’istituzione di cui fa parte, ricorrendo non soltanto a un’evidente capacità linguistica e retorica, ma anche all’invenzione della stampa, che permette di diffondere al maggior numero il contenuto della sua protesta. Nell’anno di Lutero ricordiamoci anche della sua prosa forte e limpida! Immagini tratte da: http://www.altra-citta.net/10-novembre-1483-nasceva-lutero-riformista/ http://www.claudiana.it/scheda-libro/martin-lutero/la-cattivita-babilonese-della-chiesa-1520-9788870166071-397.html http://www.viaggio-in-germania.de/lutero-95tesi.html
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Maggio 2023
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