3/6/2017 L'eresia letteraria del concettismo gongoriano come riflesso della caducità della vita umana.Read Now
Il barocco trova, sia sul piano poetico che su quello figurativo, le più alte espressioni in Spagna. La caducità dell'esistere compare, per la prima volta, nella poesia L’orologio a rote Ciro di Pers in cui la precisione meccanica con cui l’orologio scandisce il tempo è posta sotto l’insegna della distruzione (“dentate rote”, “lacera il giorno”). La fugacità del tempo, il pantarei eraclitiano, diviene in questa poesia un rintocco metallico e lugubre che non fa che accelerare il lento e inesorabile destino di ogni uomo. Se nella poesia di Cerventes permane un certo ottimismo, nonostante i tempi del glorioso Carlo V siano ormai estinti, qui il senso stesso della vita è pervaso dall'annientamento, da una condizione di sconfitta.
Questa visione drammatica dell’esistenza, dominata, in ogni momento, dall’incubo della fine “La morte si cova nell’assiduo calor”, si ritrova nella poesia di Gongora nei Sonetti funebri, in cui la caducità della vita è “carnefice dei giorni”. In Gongora il trionfo del pessimismo, in cui il senso di precarietà della dimensione umana non è altro che il crollo della gloriosa Spagna, è totale. Il grido di dolore per la condizione umana che Giacomo Leopardi pone alla base della sua poetica, si riflette nella poesia di Gongora, nella strenua tensione alla possibile salvezza eterna, nonostante la dolorosa consapevolezza della caducità della vita. Nei Sonetti Funebri il poeta, rivolgendosi inizialmente alla morte, ricorda che l'uomo, per affrontare dignitosamente la morte, deve avere coscienza, consapevolezza del suo inesorabile destino. L'uomo, infatti, è condannato a non dimenticare mai il destino che lo attende alla fine della vita terrena, poiché ciò gli viene ricordato dalla sua stessa memoria della morte, delle tombe, del passare del tempo, della paura dell’inferno.
Questo senso di precarietà si ripercuote, nella poesia di Gongora, nella destrutturazione e nella risemantizzazione di testi di argomento alto, contraendo e concentrando, allo stesso tempo, significato e forma. Il punto di partenza da cui muove il concettismo, di cui spesso Gongora viene considerato il più grande interprete, è indubbiamente lo staccarsi dall'equilibrio e dalla chiarezza dell'espressione classica. Gongora ricorre all'ipertesto, a giochi di bricolage, alle mille possibilità combinatorie di un verso che permettono di dire e ridire il dettato poetico, caricandolo di sensi diversi e ottenendo, allo stesso tempo, risultati letterari diversi. Incisi, parentesi, abuso della punteggiatura, una sintassi contorta fatta di preposizioni, congiunzioni, particelle, ablativi, non sono altro che un espediente letterario per ritardare il fluire del verso. Gongora non solo scarnifica il lessico tradizionale, attribuendo una miriade di significati, ma estremizza la retorica attraverso una foresta di metafore, iperboli, una foresta di simboli che verrà ripresa, in un certo senso, da Baudelaire nel Novecento.
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Maggio 2023
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