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9/6/2018

L'inferno secondo Buzzati e Calvino

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di Lorenzo Vannucci
Dino Buzzati, uno dei più importanti cronisti di editoria nera, tratta nei suoi romanzi della corruzione dell'uomo, colpevole di aver smarrito la sua purezza originaria. Attraverso il suo stile essenziale e concreto, capace di sconfinare anche nell'assurdo, lo scrittore bellunese introduce il lettore in una modernità inconsistente, inverosimile «il mondo non è come lo vediamo noi», cercando di andare oltre quel velo di Maya che non ci consente di accedere ad altri piani di realtà.
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L'uomo di Buzzati non è distante dallo schiavo platonico del Mito della Caverna, cieco dinanzi alla verità. Come questo, i protagonisti dei romanzi dello scrittore noir sono prigionieri di una verità a loro sconosciuta, privi di verità universali, con una visione distorta del mondo. Il poeta bellunese li definisce «frammenti di realtà impazzite», pedine al centro della frenetica Milano.
La porta dantesca «Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate» diventa nel Viaggio agli Inferni del Secolo l'ingresso della metrò milanese, l’ingresso di un mondo che, come per scrittori a lui contemporanei, primo tra tutti Calvino, non è altro che lo specchio capovolto della nostra realtà. Il mondo di Buzzati condanna l'uomo a un tunnel senza uscita, a un baratro in cui non si vede luce.
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I protagonisti delle Città invisibili calviniani, allo stesso modo dei personaggi di Buzzati, non sono altro che pedine, tasselli, di un grande puzzle, che cercano di farsi spazio in una città incarnazione del caos e dell’inautenticità. A Kublai, che lamenta che tutto è inutile se l'ultimo approdo non può essere che la città infernale, Marco Polo risponde che «l'inferno dei viventi è già qui».
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La città per Buzzati rappresenta, pertanto, l'inferno di tutti i giorni. Un luogo coabitato da persone, da essi
condiviso, da cui è impossibile sfuggire, perché «le città come i sogni, sono costruite di desideri e di paure e, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un'altra».

Immagini tratte da:

www.wordpress.com​

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