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27/8/2016

L'influenza cinematografica nell'Alba dei morti viventi

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Sulla copertina del primo numero di Dylan Dog, che arriva nelle edicole italiane nel settembre 1986, quello che sarà il tono della serie è subito evidente. Delle mani, in primo piano, si alzano dal terreno per ghermire un uomo che si staglia su un tramonto, o forse un’alba livida. La luna piena troneggia nel cielo. Dietro l’uomo, vestito di un paio di jeans, di una giacca e di una caratteristica camicia rossa, altre figure stanno per stringerlo in un abbraccio mortale. La situazione sembra senza scampo. Sulla natura di queste creature il titolo dell’albo non lascia dubbi. Sono morti viventi o zombi. L’uomo è quello che moltissimi lettori italiani impareranno a conoscere come l’indagatore dell’incubo ma che per adesso ci viene semplicemente presentato con un nome che sembra stridere con la drammaticità della scena: Dylan Dog.

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di Lorenzo Vannucci
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È il 1986 quando appare in Italia per la prima quel personaggio definito dai critici come bizzarro e dal nome strano: "Dylan Dog". Simile a Rupert Everett nell'aspetto e a James Bond nei modi di fare -  Mi chiamo Dog, Dylan Dog -, l'eroe di Craven Road si presenta sin dalle prime pagine come un eroe diverso da quello proposto dalla Golden age americana: Impacciato – si veda l'episodio con Sybil che gli rifila un calcio sugli stinchi -, misterioso (si viene a sapere che discende da una famiglia di cacciatori degli incubi), ciarlatano (i quotidiani non spendono per la sua non lucrosa attività belle parole), istintivo (sempre con la soluzione in mano, grazie al suo “quinto senso e mezzo").
Storia horror nel senso più stretto del termine, capolavoro di intertestualità allo stesso tempo, L'alba dei morti viventi è un chiaro omaggio agli zombie di George A.Romero  Night of the Living Dead. Dylan, Groucho e la scettica Sybil – per niente desiderosa di recarsi presso una rassegna cinematografica di film horror – assistono alla proiezione del film di Romero che si apre con la frase più celebre «Quando all’inferno non c’è più posto i morti cammineranno sulla terra». Lo stesso Dylan, di fronte allo scetticismo di Sybil che non apprezza i suoi gusti cinematografici, le dice di non azzardarsi a chiamare schifezza “Zombi” di Romero. Il film che segue Un lupo mannaro americano a Londra è, invece, un chiaro riferimento al terzo albo di Dylan Dog, Le notti della luna piena.
Sin dalle prime pagine, pertanto, il lettore si trova immerso in citazioni e rimandi letterari, in un numero che vede al centro il protagonista Dylan Dog, ex poliziotto di Scotland Yard, chiamato ad investigare sull'omicidio del signor Browning, ucciso per mano di Sybil in circostanze poco chiare (l'uomo si era presentato nel cuore della notte sulla porta di casa, barcollante e in pessime condizioni fisiche, implorando la moglie di ucciderlo per poi risvegliarsi, una volta deceduto, sotto le sembianze di uno “spettro” intenzionato a metter fine alla misera vita di Sybil). Dylan si reca  a Inverness, nella parte settentrionale del Regno Unito, per poi giunga piccolo villaggio di Undead, dove lo aspetta il padre Xabaras, personaggio mefistofelico intenzionato a ridare vita a corpi inanimati.


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Per quanto riguarda l'abitazione di Dylan, Craven Road n°7, l'omaggio è al regista americano e appassionato di fumetti Wes Craven, noto soprattutto per la saga Nightmare on Elm Street, 1984), mentre il campanello urlante, ripreso anche nella rappresentazione cinematografica dei Canti di Natale di Dickens, è un chiaro rimando a  Invito a cena con delitto.
Per quanto concerne invece la scelta dei personaggi, l'ispettore Bloch da una parte  è graficamente ispirato all’attore inglese Robert Morley – folte sopracciglia, fronte spiovente, stempiato, viso paffuto -, dall'altra ricorda  Robert Bloch, noto per Psyco. Ben più evidente, invece, il rimando a Groucho Marx «Una volta faceva l’attore comico. Forse l’avete visto in qualche film», assistente e spalla di Dylan Dog che somiglia fortemente al comico omonimo tanto da partecipare a un raduno dei suoi sosia.  Groucho Marx, comico e attore statunitense, terzo dei cinque fratelli Marx scomparso nel 1977, è ancora oggi una delle grandi icone del Novecento grazie a quell'inconfondibile maschera comica dai tratti divenuti inconfondibili: vistosi baffi, ciglia folte, sguardo ammiccante, sigaro tra le dita.  Il ricorso al nonsense e  alle storpiature linguistiche non solo ha caratterizzato la comicità verbale di Groucho Marx - basata sulla grande capacità di improvvisazione, sull'uso funambolico della parola e delle sue infinite possibilità di applicazione -, ma ha fatto si, anche grazie all'omaggio della Bolelli Editore, che questo personaggio rivivesse sulle pagine di un fumetto a  testimonianza della sua grandezza che va oltre il tempo.
  E cosa dire di Dylan? Dal punto di vista letterario indubbiamente ricorda Sherlock Holmes, differenziandosi però nel metodo della ricerca: più intuitivo il primo, maggiormente deduttivo il secondo. La stessa parodia Dysney, riproposizione di un personaggio creato da Conan Doyle, ci mostra un Dylan che ricorre all'alcool per cercare ispirazione, a differenza di Ser Lock che preferisce l'utilizzo di sostanze stupefacenti. Per quanto riguarda i mille amori di Dylan – Morgana, Marina Kimball, Lillie Connelly, Bree Daniels, possiamo notare un certo parallelismo con John Constantine di Alan Moore.


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L'acerrimo nemico di Dylan, il padre Xabaras, è anzitutto un'anagramma di Abraxas, che significa Satana facendo capire, sin dalle prime pagine, che questa oscura figura ha qualcosa di demoniaco. Il primo incontro tra l'eroe e l'acerrimo nemico si svolge ad Inverary, precisamente nel laboratorio dello scienziato vicino ad un cadavere, disteso su un tavolo operatorio. Nonostante le parole di Xabaras «posso ridargli la vita», ricordino vagamente le urla di gioa di Victor Frankenstein «si può fare», i metodi utilizzati per ridare vita a corpi inanimati sono diversi: un siero il primo, scariche elettriche il secondo. Una metodologia, quella utilizzata da Xabaras, che ricorda maggiormente  Phillips Lovecraft in Herbert West.

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Sitografia

http://www.fumettologica.it/2015/09/citazioni-dylan-dog-1-alba-morti-viventi/
http://www.wuz.it/articolo-libri/5678/Dylan-Dog-fumetto.html
Carabba/Vannini, Sogni proibiti, 1979, pag. 12-13
S. Bolelli, L'alba dei morti viventi
M.Shelly, Frankenstein,
P.Lovecraft,  Herbest West

Immagini
- 1-4, www.fumettologica.it
- 2,  barberist.blogspot.com
- 3,
www.spiritoconlascure.it



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