Julian Barnes è uno degli scrittori inglesi più importanti di oggi, ma il suo nome era sconosciuto ai più fino a pochi anni fa. È stato nel 2012 che il suo romanzo Il Senso di una Fine venne premiato al Man Booker Prize e questo portò la casa editrice che aveva pubblicato il suo romanzo in Italia, ossia Einaudi, a ripubblicare in edizione economica le opere precedenti dell’autore inglese, operazione che prosegue tutt’ora. Parallelamente Einaudi pubblica anche i nuovi romanzi che Barnes scrive frequentemente e di cui l’ultimo è Il Rumore del Tempo basato sulla biografia del compositore sovietico Shostakovich; il romanzo che consigliamo è quello immediatamente precedente, Livelli di Vita del 2013.
In realtà questo suo libro non è un romanzo in senso stretto, ma piuttosto si può dire composto di due racconti più una parte di memoir. Il libro infatti è stato scritto come parte dell’elaborazione del lutto legato alla scomparsa della moglie di Barnes, la Pat a cui Barnes nel corso della sua carriera ha sempre dedicato i propri libri. Dopo essere stata uccisa da un tumore, Barnes scrive questa opera molto breve, ma che condensa in poche pagine il senso della perdita e la transitorietà della vita.
Le prime due parti sono legate dalla fotografia e dal cinema. Sono segnate anche dal volo con i palloni aerostatici che rappresentano in termini metaforici l’impegno di due persone nel compiere un’impresa che agli altri appare folle per poi scoprire che, come dice Barnes, unendo due cose che non sono mai state insieme il mondo cambia. Racconta la storia di Fred Burnaby, esploratore in giro per il mondo, e Sarah Bernhardt, attrice di teatro allora molto popolare e di come i due possano essersi innamorati. È qui che l’immaginazione dello scrittore interviene e ci fa sapere che cosa provavano i due, pur così diversi.
A questi due elementi si aggiunge ovviamente la fotografia. La fotografia cristallizza un momento nel tempo e, per quel breve momento conservato in eterno, anche il suo soggetto diventa immortale. L’arte teatrale e la fotografia si uniscono riflettendo sul tempo che passa e che però è in grado di annullarsi; Sarah, che riesce a essere veramente se stessa solo su un palco imitando vite diverse, mentre altrove è stretta nel suo ruolo di celebrità ante litteram, Fred, che nel suo girare il mondo troverà finalmente un punto fermo con Sarah, e Nadar, che è in grado di fermare la vita nel suo momento di massimo fulgore e proprio per questo renderla eterna. Come l’artista, appunto.
Segue poi un’ultima parte di meditazione sul significato del lutto che risulterà immediatamente condivisibile da parte di chi ha affrontato un’esperienza simile e, leggendo dei ricordi di una vita passata insieme a Pat (circa trent’anni), ritroverà molti sentimenti legati alla perdita. Questo è forse il romanzo meno cerebrale e più veramente sentito di Barnes, e per questo a molti potrà piacere; la sua vera cifra è però altrove, quindi questo può essere un buon punto di partenza per conoscere l’autore e poi proseguire, a ritroso.
Foto tratte da: http://m.dagospia.com/vita-opere-e-boheme-del-grande-nadar-fotografo-che-immortalo-baudelaire-e-invento-le-foto-aeree-153004 https://it.wikipedia.org/wiki/Sarah_Bernhardt http://www.meloleggo.it/recensione-livelli-di-vita-di-julian-barnes_737/
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Febbraio 2023
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