di Lorenzo Vanni Uno dei casi di cronaca nera che ha interessato la Francia negli ultimi anni è diventato un romanzo di non-fiction scritto da Florence Aubenas, attualmente giornalista di “Le Monde”, che ripercorre la vicenda di un omicidio avvenuto a Montréal-La-Cluse, piccola città di circa sessantamila anime. La vicenda di cronaca è presto detta: una mattina, all’ufficio postale locale, viene trovata in un lago di sangue un’impiegata di nome Catherine Burgod, figlia di un rispettato impiegato comunale, uccisa con ventotto coltellate. Dalla cassaforte sono stati rubati tremila euro.
Il romanzo che ripercorre la vicenda è Lo sconosciuto delle poste, pubblicato da Feltrinelli. Il romanzo rilegge la storia dal punto di vista di quello che nel corso dell’indagine sarà sempre considerato il principale indiziato, Gérald Thomassin, un attore francese considerato a inizio anni ’90 una giovane promessa del cinema. A pesare su di lui sono solo prove circostanziali, ossia che sembrano puntare a un suo coinvolgimento ma non in modo determinante. Non esistono prove solide perché non ci sono, Thomassin è innocente; tuttavia, agli occhi di una piccola comunità il suo passato parla per lui. Thomassin viene da un contesto disagiato, soffre di una dipendenza da droga da cui cerca con fatica di allontanarsi e da giovane si dedica alla microcriminalità insieme alle compagnie dell’epoca. Il cinema per lui rappresenta la salvezza, quello che lo porta ad avere una vita simile alla normalità pur con occasionali ricadute; nel 2008, quando si svolge il romanzo, Thomassin è pulito e ha tagliato i ponti con il suo passato tranne per due amici fedeli che gli sono rimasti accanto negli anni. Nonostante questo, i ruoli che il cinema gli assegna sono quelli del piccolo criminale: è quello che si dice ‘un attore preso dalla strada’, con la faccia giusta e di talento. Quando la piccola comunità di Montréal-La-Cluse cerca un colpevole per l’omicidio di Catherine Burgod, vede in lui il sospettato principale a causa del suo passato e dei ruoli cinematografici che gli vengono assegnati. Thomassin inoltre è sconosciuto alla gente del luogo, di lui si conosce solo il comportamento bizzarro e ambiguo a tratti; agli occhi di una cittadinanza facilmente impressionabile, è il colpevole ideale. Il romanzo procede con una ricostruzione che punta al realismo freddo, senza aggiungere espedienti narrativi. È un’opera di non-fiction in cui la posizione dell’autore non è di stampo etico e a tratti moralista come in La città dei vivi di Nicola Lagioia, ma è un occhio chirurgico dove l’autrice non fa considerazioni sulla natura del male. Restituisce un quadro freddo e distaccato sulla casualità del destino personale e collettivo. Alla fine Thomassin verrà riconosciuto innocente, nonostante i tentativi di farlo apparire incline al male per il proprio vissuto (in un rimando vagamente lombrosiano nella predisposizione ad esso). Fonte immagine: Amazon.it
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Febbraio 2023
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