di Agnese Macchi Luis Buñuel fu il direttore cinematografico spagnolo più all’avanguardia; con Alberti realizzò a Parigi la sua prima pellicola, Un chien andalou, in pieno fervore surrealista. Nacque nel 1900 nella provincia di Teruel, in Aragona, Spagna; studiò nella rinomata Residencia de Estudiantes de Madrid. Un anno prima della sua morte, nel 1982, pubblicò Mi último suspiro, un libro di memorie che è in realtà una conversazione di Buñuel con il regista francese Jean-Claude Carrière. Pieno di aneddoti e riflessioni, il libro mostra il lato più intimo e personale del grande maestro del cinema. Luis riflette sulla vicenda della madre, che malata di Alzheimer, perse a poco a poco la memoria fino a non riconoscere i propri figli e neanche se stessa. L’autore racconta delle sue visite a Zaragoza, dove la donna viveva con gli altri figli: Luis entrava dalla porta, la baciava, si sedeva un momento accanto a lei; poi usciva, ritornava, e la madre anziana lo accoglieva e lo invitava a sedersi, senza riconoscerlo, come lo vedesse per la prima volta. Di fronte all’oblio della madre, Buñuel non può non riflettere sul valore della memoria, il cui esercizio meccanico viene addirittura disprezzato nel metodo di apprendimento nelle scuole, per poi accorgersi con il passare degli anni, che la capacità di ricordare si fa di giorno in giorno un dono sempre più prezioso. L’amnesia infatti agisce per gradi, spiega Buñuel, prima ci si scordano nomi propri o ricordi recenti, poi si dimenticano i ricordi degli ultimi mesi o anni, infine, questa malattia, è capace di cancellare, come fanno le onde del mare con le scritte degli innamorati sulla battigia, una vita intera. Di qui nasce una convivenza con l’angoscia di essere vivi, senza sapere chi siamo, chi siamo stati.
“Una vida sin memoria no sería vida, como una inteligencia sin posibilidad de expresarse no sería inteligencia.” (“una vita senza memoria non sarebbe vita, come un’intelligenza senza possibilità di esprimersi non sarebbe intelligenza”) afferma Luis Buñuel, perché la memoria di ciò che è stato, in fondo è tutto ciò per cui viviamo, è quello che è successo ieri, che fa di noi quelli che siamo oggi. La memoria, quell’insieme di ricordi, sensazioni, errori, esperienze, persone, è l’insegnante più potente che ci sia, è la capacità di imparare dal passato per correggere il presente e rendere migliore il futuro. I ricordi, che giorno per giorno vanno via senza che ce ne accorgiamo, almeno finché non li cerchiamo, sono i mattoncini con cui si è eretta la nostra fortezza, la personalità e la vita che ci siamo costruiti. “Nuestra memoria es nuestra coherencia, nuestra razón, nuestra acción, nuestro sentimiento. Sin ella no somos nada.” (“la nostra memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, la nostra azione, il nostro sentimento. Senza questa non siamo niente.”), così Buñuel celebrava le sue memorie in questo libro, arrivato quasi alla fine di quel lungo viaggio che è la vita, ha continuato a darci motivi per ricordarlo, e così sarà, perché nell’oblio non c’è spazio per certi intelletti.
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Maggio 2023
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