di Lorenzo Vanni Che cosa ci dice il Premio Strega sugli anni che viviamo? Apparentemente poco, ma in realtà moltissimo: i romanzi premiati spesso rispondono a un’esigenza di analisi della società e, più in generale, riflettono la posizione degli intellettuali in relazione a quanto si è verificato nel corso dell’anno precedente e nei primi mesi di quello del premio. Da questo punto di vista, era inevitabile che la scelta ricadesse sull’ultimo romanzo di Antonio Scurati intitolato M. Il figlio del secolo (2018) che racconta l’ascesa di Benito Mussolini dalla fondazione dei Fasci di Combattimento nel 1919 al 1924 con l’assassinio di Matteotti. Il volume è il primo di una trilogia dedicata al fascismo e tutto fa pensare che sia il romanzo necessario per questi tempi incerti in cui si torna a parlare di fascismo, antifascismo, comunismo e umanità; il romanzo giusto al momento giusto, si dirà. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare date le premesse, il romanzo di Scurati non cerca in nessun modo di rinverdire la contrapposizione fascismo-antifascismo assumendo posizioni ideologiche, ma anzi concede il beneficio del dubbio e lascia che siano i protagonisti di quell’epoca storica a parlare. Ogni capitolo vede presente almeno una delle figure di spicco del tempo ed è dal loro punto di vista che vengono affrontati i fatti. In una delle dichiarazioni rilasciate durante le numerose interviste seguite alla pubblicazione Scurati sosteneva che se vogliamo fare in modo che le nuove generazioni non cadano nella trappola del neofascismo è necessario creare una nuova narrazione che analizzi il fenomeno al di fuori dell’ideologia. La condanna verso il fascismo viene da chi ha vissuto quegli anni e da chi ne ha subite le ripercussioni successivamente negli Anni di Piombo, ma, per i giovani nati in un’epoca in cui il fascismo novecentesco non è più una minaccia, i valori dell’antifascismo devono essere rifondati. Questo vuole fare Scurati. La definizione che Scurati dà del suo libro è di “romanzo documentario”. Da un lato quindi abbiamo il romanzo, legato all’immaginazione e alla finzione, mentre dall’altro c’è il documentario, che presenta la realtà come verità con l’analisi di fatti nudi e crudi. Che cosa significa questo? Che è cambiato il significato che diamo al concetto di verità. Per averla non basta raccontare i fatti realmente accaduti, ma si deve anche fare in modo che abbiano voce i protagonisti di quegli eventi perché è la partecipazione diretta che garantisce a questi ultimi uno statuto di verità, seppur non solidissima. Si dirà che non è una verità assoluta, che tutto è dubitabile se basta la parola di uno dei protagonisti per costruire la verità storica, frutto di un compromesso tra voci diverse. È il massimo che possiamo permetterci, tuttavia. Scurati aveva affrontato questo stesso dilemma in un suo precedente romanzo, Il sopravvissuto (2005), ispirato alla strage della Columbine High School e che risente, nel suo sotto-testo filosofico, delle implicazioni dell’11 Settembre nella ridefinizione del concetto di realtà e quindi di verità. Quindi il consiglio è di leggere prima quel libro del 2005, nonché suo primo capolavoro, e poi leggere questo M, che è il secondo. Verosimilmente, sarà con quest’ultimo che Scurati entrerà nella storia. Immagini: https://www.giunti.it/catalogo/m-il-figlio-del-secolo-9788845298134 https://www.vanityfair.it/show/libri/2019/07/05/premio-strega-vince-antonio-scurati-libro-m-il-figlio-del-secolo
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Febbraio 2023
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