di Lorenzo Vanni
Alla fine dell’Ottocento, Marcel Proust è uno scrittore ancora in cerca della sua vocazione. Ci sono tentativi di romanzo e scritti vari, ma nessuno di questi rivela il grande artista che conosceremo come uno di quelli che marchiano a fuoco il Novecento. È, invece, come tutti a vent’anni, un giovane promettente che cerca la propria strada e che, come ogni scrittore, si nutre di storie. La figura di Proust è al centro del romanzo di Mauro Baldrati intitolato Madame e pubblicato da Bompiani. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, Proust non è il personaggio principale: lo è invece Veronique Fourier, un’anziana baronessa da cui lo scrittore si presenta per farsi raccontare i suoi ricordi legati a Charles Baudelaire che Madame Fourier aveva conosciuto. Precisiamo subito che il romanzo si pone come obiettivo quello di affermare una volta di più il potere delle parole e in modo particolare del racconto. Abbiamo una contrapposizione che si gioca tra due figure che sono Henri Fourier, il generale napoleonico marito di Madame Fourier morto anni prima, e dall’altra Proust, che come artista e scrittore promettente dà nuova vita alle cose. L’ambiente che circonda Madame Fourier nella prima parte del romanzo è fatto di decadenza, di progressiva rinuncia alla vita a cui la baronessa si è consegnata dopo la morte del marito. La sua vita non conosce variazioni significative almeno finché non conosce Marcel Proust: non è significativo sapere il nome dell’artista, avrebbe potuto essere chiunque altro e non avrebbe spostato di una virgola il significato generale del personaggio. Gli incontri che si tengono tra Proust e la baronessa sono fatti di racconti del passato in cui Baudelaire, il soggetto al centro del nuovo saggio di Proust, rivive suscitando l’interesse rapito del giovane autore. Questo interessamento del giovane per Madame Fourier e quel che ha da dire infonde una nuova vitalità nella donna che da quel momento in poi torna a frequentare i salotti più importanti e a rinnovare la casa, aspetto apparentemente secondario, ma che segna il passaggio psicologico da una mente chiusa che ha rinunciato a vivere a una mente aperta a fare nuove esperienze. Tutto è merito degli incontri con Proust (sostituibile con uno scrittore qualunque), mentre Baudelaire è solo un espediente narrativo. Proust non è importante di per sé, è importante perché rappresenta la forza misteriosa che rende possibile a una storia di uscire allo scoperto credendo nella possibilità che l’arte contamini la vita e la condizioni. Madame Fourier riesce a dare una svolta a quella fase della sua vita perché riesce a esprimere la storia che custodisce dentro di sé e che chiede di emergere; tutto quel che accade in seguito a quei racconti può essere vista come una palingenesi, ramificazioni che sono possibili una volta che la verità comincia a venire alla luce. Che poi è un modo per dire che le parole costruiscono mondi e modificano quelli esistenti. Un nuovo romanzo per un messaggio antico di cui la letteratura vive da sempre. Fonti immagini: otago.it
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Maggio 2023
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