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27/8/2016

Melanconia e suicidio: percorsi letterari

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​di Andrea Di Carlo
Prima di poter proseguire con qualsiasi disamina del termine “melanconia”, è come sempre opportuno indagare il retroterra filologico-linguistico. “Melanconico” e “melanconia” derivano dal greco e significano bile nera. L’umore melanconico, assieme alla flemma, alla bile gialla e al sangue, costituivano i quattro umori della medicina ippocratica. Un loro scompenso o squilibrio poteva causare disturbi o portare alla morte. In modo particolare, l’atteggiamento melanconico si distingueva per l’inanità e la mancanza di qualsiasi slancio vitale (Kegan 1998).
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Questa disposizione identifica la visione del mondo protestante: la rottura della Cristianità europea era avvenuta in nome di una fede personale, al cui centro vi è soltanto Cristo, senza santi, preghiere per i defunti e devozioni rivolte a Maria. In questo stato mentale si trova l’Amleto shakespeariano, studente presso l’università di Wittenberg (la città delle tesi luterane), espressione della nuova teologia e della nuova visione religiosa (Greenblatt 2002). Il mondo di Amleto è comprensibilmente segnato dalla nuova temperie culturale e morale: esso è stato scombussolato dall’incesto tra la regina Gertrude e Claudio, zio di Amleto e fratello del defunto re; è un mondo in cui respirano arrendevolezza e fatalità, ben sintetizzati dalla celebre “provvidenza nella caduta di un passero” (v: 2).  Il cosmo antropocentrico e individualista del Rinascimento disegnato da Burckhardt sono adesso “fuor di sesto” (i: 5).  In terra inglese la riflessione sulla melanconia conoscerà un grande successo: il testo più completo ed esplicativo sul tema è The Anatomy of Melancholy (“L’anatomia della melanconia” 1621) del pastore anglicano Robert Burton. Il termine anatomia indica il carattere totale e divulgativo del testo, unito anche a uno stile complesso fatto di digressioni e aneddoti (Simonazzi 2004: 35-124).
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John Keats, il poeta camaleontico, si confronta in modo problematico con la melanconia: a suo giudizio, a essa non si può sfuggire con la morte o il suicidio, ma è una condizione ineluttabile e inevitabile dell’umanità e, in quanto tale, deve essere accettata (Vendler 1983: 20, 66).
Un altro tema molto frequentato in letteratura dalla ricezione controversa è il suicidio. Se il Cristianesimo aveva apertamente condannato il gesto, in quanto interferenza nella imperscrutabile volontà divina, le dottrine orientali giudicano in modo più simpatetico l’eventualità di togliersi la vita. Esso, tuttavia, al di là del dibattito filosofico, è un tema che ha da sempre affascinato scrittori e intellettuali: Dante incontra all’Inferno Pier Delle Vigne (Inferno xiii) e Catone (Purgatorio i), che preferì togliersi la vita invece di vivere sotto Cesare. 
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Nell’opera di Giacomo Leopardi la concezione del suicidio conosce una significativa evoluzione: in un primo momento togliersi la vita significa abbandonare un mondo illusorio, finto. Questa è la tensione morale che pervade il Bruto minore, dove il protagonista annuncia la fermezza del suo proposito suicidario; il suo è un gesto politico, civile. Diverso è il caso dell’Ultimo canto di Saffo, dove una motivazione personale preannuncia il suicidio: un amore non ricambiato.
In un secondo momento, il Recanatese mostra un atteggiamento diverso nei confronti del gesto: nel Dialogo tra Plotino e Porfirio (1827) nelle Operette Morali, l’autore sintetizza che nel mondo moderno, essendo un simulacro di quello reale, togliersi la vita non è un gesto biasimevole, ma accettabile in quest’ottica (Origo 2015, Melosi 2008).
Bibliografia: 
Greenblatt, S (2002)  Amleto in purgatorio. Figure dell’aldilà: Roma, Carocci.
 
Kagan, J (1998) Galen’s Prophecy: Temperament in Human Nature: New York, Basic Book.
 
Melosi, L (2008)(a cura di) Giacomo Leopardi Operette morali, a cura di Laura Melosi: Milano, BUR.
 
Origo, I (2015)  Leopardi: Roma, Castelvecchi.
 
Simonazzi,  M (2004)  La malattia inglese. La melanconia nella tradizione filosofica e medica nell’Inghilterra moderna: Bologna, Il Mulino.
 
Vendler, H (1983) The Odes of John Keats: Cambridge, Harvard University Press.
 
Immagini tratte da:
Melancolia I, Pubblico Dominio, Wikipedia italiana, voce “Melanconia”.
L’anatomia della melanconia, Pubblico Dominio, Wikipedia italiana, voce “L’anatomia della melanconia”
La mort de Caton d’Utique, Pubblico Dominio, Wikipedia italiana, voce “Marco Porcio Catone Uticense”  

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