Nadine Gordimer (1923-2014) rappresenta uno dei più grandi nomi della letteratura postcoloniale, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1991 e impegnata in grandi battaglie sociali in Sudafrica, come la lotta all’AIDS e all’apartheid.
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Nata a Johannesburg da genitori ebrei, ben presto si rende conto della difficile situazione sociale che contraddistingue il suo paese, dove la segregazione razziale e la persecuzione verso la sua famiglia la spinsero ad attivarsi in prima persona per i diritti delle minoranze, non soltanto come attivista, ma anche come scrittrice. La sua opera si contraddistingue per l’interesse verso l’amore, la politica, le relazioni di potere e la verità, un’operazione letteraria in cui anche i personaggi partecipano, mostrando diverse sfumature psicologiche e identitarie.
Il suo romanzo d’esordio è The Lying Days (“I giorni della menzogna”, 1953), un romanzo di formazione semiautobiografico il cui personaggio principale vive e ricalca le stesse esperienze di Gordimer. ![]()
Un’opera in cui spicca la critica all’apartheid e alla segregazione è indubbiamente The Conservationist (“Il conservatore”, 1974). La vicenda si svolge attorno a Mehring, un ricco uomo d’affari bianco molto vicino al modello dell’inetto sveviano. La sua famiglia lo disprezza, le sue amanti lo odiano ed egli, per dare un senso alla sua esistenza vuota, decide di acquistare una fattoria, immancabilmente gestita da lavoratori di colore. La svolta è rappresentata dalla scoperta del cadavere di un uomo di colore nella proprietà. La polizia, essendo la vittima un nero, decide di non svolgere ulteriori accertamenti e fa seppellire il corpo nella fattoria. Questo evento diventa per Mehring una vero e proprio tormento, finché un’inondazione non fa riemergere il corpo e i lavoratori neri decidono di dare al defunto degna sepoltura. Uno straniero, per gli operai, è più importante del loro padrone, in quanto egli è per loro uno sconosciuto e uno sfruttatore.
Gordimer decide di sfruttare anche l’utopia per attaccare il razzismo in July’s People (“Luglio”, 1981). Nel romanzo l’autrice immagina la fine dell’apartheid in Sudafrica e le conseguenze che ne derivano attraverso le peripezie degli Smale, una famiglia liberale bianca, e del loro servitore nero July.
Mi ha particolarmente colpito la raccolta di saggi, articoli e discorsi Tempi da raccontare, uscita postuma nel 2014. Gordimer, ancora una volta, non esula dallo svolgere il suo ruolo di intellettuale impegnata, sempre pronta a denunciare ingiustizie e storture. Consiglio a lettrici e lettori di scoprire la grandezza e l’immensità di questa autrice, che avrebbe tanto da dire ancora oggi all’Occidente, di fronte alle continue ingiustizie, guerre e ineguaglianze.
Immagini tratte da:
http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/tempi-da-raccontare/ http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/il-conservatore/ https://www.bookdepository.com/Lying-Days-Nadine-Gordimer/9780747559931 https://www.nobelprize.org/nobel_prizes/literature/laureates/1991/gordimer-facts.html
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Maggio 2023
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