Se il dibattito internazionale si trova a discutere, negli ultimi tempi, della spinosa questione del fanatismo religioso di tipo islamico, non bisogna dimenticare che anche il cristianesimo non è stato esente da questo gravissimo male, soprattutto tra 16° e 17° secolo. Un potente attacco al fanatismo religioso, questa volta di tipo protestante, viene dal celebre scrittore statunitense Nathaniel Hawthorne (1804-1864), che arrivò addirittura a modificare il suo cognome originale (Hathorne) in quanto discendente di uno dei giudici del celebre processo di Salem
Mi preme evidenziare il distacco morale dello scrittore dai suoi antenati, in quanto uno dei tratti essenziali della sua narrativa è rappresentato proprio dal senso di colpa, da quel fardello quasi calvinista che colpisce o tormenta i suoi personaggi che deriva dal passato e dalla consapevolezza di appartenere a un’umanità dannata e segnata dal Peccato Originale. Le case, le piazze e i paesi di quel New England, che costituiscono le ambientazioni ricorrenti della narrativa dello scrittore, non riescono a liberarsi di questa pena ancestrale.
L’oppressione, il fanatismo e il tormento sono i tratti essenziali del più noto romanzo di Hawthorne, La lettera scarlatta (1850), la cui struttura narrativa è assimilabile a quella dei Promessi Sposi manzoniani: un narratore onnisciente racconta di aver ritrovato la storia di Hester Prynne, una giovane della Boston del 1642, e della sua tormentata vicenda. Ella viene punita per il suo adulterio e la comunità puritana le impone di indossare una A, un marchio indelebile della sua (seppur umana) trasgressione. Hawthorne non si esime dall’accusare gli abitanti della Boston dell’epoca di fanatismo e di ipocrisia, sentimento evidente alla fine del romanzo, quando una Hester ricca e sola viene sepolta con tutti i fasti
Hawthorne non fu solo autore di romanzi ma anche di apprezzati racconti. In questa sede mi voglio concentrare in modo particolare su uno di essi, Young Goodman Brown (1835). Il testo è un esempio di fantastico secondo la teorizzazione di Todorov, vale a dire un evento che determina uno stato di esitazione. E in effetti non sappiamo se quello che il narratore in prima persona (lo stesso giovane Brown) ci racconta è vero o meno. Un commento autoriale ci lascia nell’ambiguità e nell’incertezza:
Had Goodman Brown fallen asleep in the forest and only dreamed a wild dream of a witch-meeting? Be it so if you will;” “Goodman Brown si era addormentato nella foresta e aveva soltanto sognato il folle sogno di un sabba? Credetelo, se vi aggrada” (traduzione personale). Egli afferma di aver abbandonato la propria casa e la giovane moglie Faith all’imbrunire e di essersi incamminato verso il bosco (luogo che, nella teorizzazione di Lotman, rappresenta il caos e il disordine in quanto ambiente esterno), dove è testimone di un rito satanico, a cui partecipano anche l’austera insegnante della scuola biblica, il reverendo e la stessa Faith! È tutto vero oppure si tratta di un sogno? A ogni buon conto, ancora una volta appare ciò che è stato rilevato per La lettera scarlatta: la doppiezza della natura umana, il senso di peccato e l’ipocrisia sono presenti a ogni livello umano e sociale
Quando parliamo di invasioni, di terrore islamico e simili, pensiamo che anche noi cristiani non siamo stati da meno in passato. E Nathaniel Hawthorne ce lo dimostra chiaramente.
Immagini tratte da: https://it.pinterest.com/pin/455215474813075270/ http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/la-lettera-scarlatta/ http://www.famousauthors.org/nathaniel-hawthorne
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Maggio 2023
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