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11/8/2018

Ombrello (2012)

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​di Lorenzo Vanni
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​Dopo decenni in cui ha dominato incontrastato, il postmodernismo letterario sembra giunto finalmente al termine. È certamente prematuro cercare di spiegare in modo totalizzante che cosa ne abbia decretato la fine, ma sicuramente una prima idea di base la si può avere osservando che cosa è accaduto negli anni ’90. La scena letteraria viene occupata sempre più da scrittori che, se da un lato riprendono il postmodernismo come semplice strumento di analisi della realtà privandolo in gran parte della sua dimensione tragica che rimane come in sottofondo, parallelamente si va sviluppando un’affermazione del ritorno alla realtà che vede nell’11 settembre l’evento scatenante: un risveglio che coinvolge tutti, scrittori e filosofi. Lentamente il postmodernismo viene abbandonato, ma non prima di aver sferrato gli ultimi attacchi decisivi.
Quando Will Self pubblica quello che probabilmente verrà giudicato in futuro il suo capolavoro è il 2012, lo stesso anno in cui Julian Barnes vince il Booker Prize. Ombrello esce in quell’anno ed è chiaro immediatamente che Self ha ben chiare in mente le coordinate entro cui il romanzo deve muoversi. Si tratta tuttavia di un romanzo dalla struttura complessa, un unico monologo interiore di un medico all’interno di un manicomio, una lunga cavalcata non intervallata da capitoli o paragrafi, come un moderno James Joyce sotto meta-anfetamina. Non a caso i modelli di Self vanno ricercati negli scrittori della Beat Generation, in particolare William Burroughs, ma c’è anche altro.
Self si è definito psico-geografo, facendo riferimento al concetto di psico-geografia elaborato da Guy Débord, filosofo, autore nel 1967 del celebre saggio La società dello spettacolo. In sintesi, l’idea è che in una società capitalista i movimenti dell’individuo all’interno di un ambiente, soprattutto urbano, sono determinati dai simboli che il mercato diffonde nell’ambiente stesso; di conseguenza, gli stimoli ricettivi che crediamo autonomi sarebbero motivati dalla necessità del controllo totalizzante del mercato disposto a invadere le menti di soggetti che diventano consumatori simili a cavie da laboratorio.
La narrazione di Self procede infatti osservando il medico protagonista, avendo una visione interiore della sua mente che alterna in modo schizofrenico riflessioni personali e percezioni sensoriali unendo a questi alcuni momenti in cui la mente ragiona in modo istintivo, quasi inconscio su quel che gli accade intorno, senza che esistano necessariamente dei nessi logici con il resto delle proposizioni.
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​La tecnica della psico-geografia è un metodo d’indagine adottato da un movimento di avanguardia francese degli anni ’40 detto Lettrismo, fondato dall’intellettuale romeno Isidore Isou. Alla base dell’avanguardia c’è l’idea che ogni forma di ordine imposta dall’alto non sia altro che un tentativo di collocare l’individuo all’interno di un sistema che può controllarne desideri e movimenti e quindi, se si vuole fare in modo di ribellarsi a questo, è necessario praticare gesti anarchici di distruzione dell’ordine, laddove ordine significa controllo oppressivo di un regime e caos significa la libertà individuale. Di conseguenza anche la forma classica del romanzo deve implodere su se stessa.
Detto questo è chiaro che la trama è poco importante per un romanzo del genere, anche perché l’impressione che se ne ha è di un interrotto flusso di informazioni ridondanti di cui si perde ogni traccia. Ma del resto è impossibile separare il romanzo da quanto detto fin qui. La trama in breve è questa: un medico di un manicomio ha tra le sue pazienti una donna, Audrey Death, che soffre di encefalite letargica; un giorno viene trovata una cura per risvegliarla e lei comincia a raccontare la propria storia. 
Considerando la psico-geografia e come nella filosofia degli anni ’70 il controllo pervasivo fosse argomento di numerosi dibattiti, viene naturale e inevitabile pensare che uno dei testi di riferimento di Self fosse stato Sorvegliare e punire (1975) di Michel Foucault.
L’esperienza postmoderna può dirsi conclusa: al momento di tirare le somme potremo dire che tra i grandi scrittori del nuovo secolo, non tra i più semplici da leggere, sicuramente tra i più inquietanti nel grottesco di molti suoi lavori, potrà figurare Will Self. Il tempo ci dirà se e quanto avevamo ragione.

Immagini tratte da
:
https://www.ibs.it/ombrello-libro-will-self/e/9788876384981
https://www.radiotimes.com/news/radio/2018-01-29/will-self-on-his-1000-mile-odyssey-to-find-out-what-makes-us-british/

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