di Agnese Macchi ![]() “Ora so volare” è un libro di Michaela DePrince ed Elaine DePrince, pubblicato nel 2014; si tratta di una storia vera, la biografia di Michaela stessa. “Prima di essere Michaela DePrince ero Mabinty Bangura, e questa è la storia del volo che mi ha trasformata da orfana di guerra in ballerina.” Mabinty nacque nella Sierra Leone, negli anni in cui questo Paese era messo in ginocchio dalla guerra civile; l’istruzione non dava i suoi frutti e i giovani non riuscivano a trovarsi un lavoro, il risultato era una popolazione povera e affamata. Molti uomini in preda alla disperazione, si aggregarono in gruppi di rivolta. Purtroppo queste squadre di uomini ben presto iniziarono ad assaltare, saccheggiare e distruggere i villaggi che incontravano nel territorio. Purtroppo tra quei villaggi ci fu quello di Mabinty, e il padre rimase vittima di un assalto alla miniera in cui lavorava, da parte di questi gruppi rivoluzionari. Mabinty e la madre furono obbligate a trasferirsi a casa dello zio, che aveva svariate mogli, moltissime figlie e un solo maschio, l’unico che rispettava e cresceva con la cura di un padre. Lo zio considerava completamente sprecato il cibo che serviva a sfamare quelle donne, e le picchiava e puniva lasciandole a stomaco vuoto ogni qual volta ne avesse occasione. Soprattutto sfamare Mabinty gli era di peso, per quelle macchie sul corpo con cui era nata. La madre di Mabinty cedeva la propria misera porzione di riso alla figlia, per non farla morire di fame; nonostante questo alla piccola si gonfiarono la pancia e la faccia, sintomi di malnutrizione nei bambini. Presto le condizioni della madre di Mabinty peggiorarono e la piccola rimase orfana. Suo padre, sua madre, due amanti uniti in matrimonio per scelta propria, due genitori istruiti, che credevano nella futura donna che sarebbe stata Mabinty, che sognavano in grande vagheggiando l’America, ora non c’erano più. Lo zio prese Mabinty un giorno, e la trascinò a sua insaputa in un orfanotrofio. Mabinty era più affranta che mai, gli altri piccoli orfani osservavano tutte le sue macchie, non osavano avvicinarsi. Una delle “zie” che si occupavano dei bambini, zia Fatmata, era spietata e crudele, picchiava i bambini e li frustava, li umiliava e li costringeva a vivere in condizioni disumane. Il caso, il destino, oppure il vento (dipende dai punti di vista), hanno fatto giungere nelle piccole manine di Mabinty, davanti ai suoi occhi pieni di speranza, l’immagine di una ballerina. Mabinty sentì, capì, vide chiaramente raffigurato davanti a sé, tutto ciò che avrebbe voluto essere, ciò che probabilmente era già. Quel giorno probabilmente, cambiò la vita di Mabinty quasi quanto il giorno in cui venne adottata da una famiglia statunitense. I nuovi genitori di Michaela, la nuova Mabinty, si resero subito conto del suo talento e la fecero avvicinare alla danza. Di qui, nuove sfide e difficoltà per la piccola, costretta a scontarsi coi pregiudizi degli occidentali sui corpi neri, specialmente nel mondo della danza. Sì, perché anche nel Paese evoluto e civilizzato per eccellenza, Michaela ha dovuto assaporare la cattiveria e l’odio della gente. Questa è la storia di tanti bambini, che nascono, vivono, crescono in Paesi, famiglie, circostanze sbagliate. Bambini che non hanno niente, che vedono, sentono, vivono di tutto e di più; bambini che a volte pensano che la vita sia solo quella. Ci sono bambini poi, che nascono con un fuoco dentro, proprio come Mabinty, che da piccola orfana maltrattata e abbandonata, è diventata una grande ballerina: Michaela DePrince. Immagini tratte da:
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Maggio 2023
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