5/11/2016 “Per criticare il mondo è sufficiente descriverlo il più obiettivamente possibile”: su Michel HouellebecqRead Now
Michel Houellebecq (pseudonimo di Michel Thomas, *1956) è uno dei più controversi e significativi scrittori francesi contemporanei. Figlio di due genitori che ben presto si disinteressarono a lui, fu cresciuto dalla nonna paterna, Henriette Houellebecq, militante comunista, da cui prese il cognome. La citazione dell’autore stesso riassume il senso della sua opera: criticare il mondo e le sue storture (una lezione che lo scrittore ha tratto dalla nonna comunista). Il suo esordio letterario è fissato al 1981, col romanzo Estensione del dominio della lotta: la lotta a cui si accenna nel titolo è quella per la soddisfazione personale, che tormenta l’anonimo protagonista, un dirigente di un’azienda informatica, e il collega Tisserand, ninfomane. Il protagonista, di fronte a un collega sempre più disperato, lo spinge a commettere un omicidio per soddisfare le sue pulsioni. Ma anche questo tentativo fallisce. Houellebecq, con questo romanzo, critica aspramente la società capitalista, dove anche l’amore e il sesso sono ormai in vendita al miglior offerente e non c’è spazio per i sentimenti di una persona debole e fragile: sembra quasi che, per soddisfare i propri desideri, è necessario essere darwinianamente evoluti.
L’altro grande successo dello scrittore francese è Le particelle elementari (1998), che affronta un tema scottante e controverso: quello della manipolazione genetica, richiamando ad Aldous Huxley e al suo Nuovo Mondo (1932). Il biologo Michel Djerzinski, grazie al suo lavoro scientifico, sarebbe in grado di creare una nuova umanità, ma una vita tormentata e difficile lo spingono a togliersi la vita. I suoi studi saranno ripresi da un giovane collega, il quale riuscirà a creare un’umanità esente da malattie e difetti, un’umanità che sostituisce quella vecchia e malata. Un romanzo superomista, à la Nietzsche, che mette al centro uno dei desideri dell’uomo: creare una società perfetta.
Houellebecq è un intellettuale controverso anche per le sue critiche nei confronti del mondo islamico: egli ha definito l’Islam una religione stupida e la lettura del Corano renderebbe, a suo dire, prostrati. Non a caso il tema della prostrazione alla religione ritorna nel suo ultimo romanzo, Sottomissione (2015), uscito all’indomani della strage di Charlie Hebdo. L’autore si dedica all’ucronia in questo romanzo: cosa accadrebbe in Francia se un musulmano diventasse capo dello Stato? Questo romanzo dà l’occasione all’autore di muovere pesanti accuse al mondo occidentale, dove, per poter far carriera, si preferisce rinunciare ai propri valori e ai propri principi, come ben dimostra la figura di Robert Rediger, nuovo ministro degli esteri e rettore della Sorbona, il quale, da Cattolico romano intransigente, diventa un devoto musulmano pur di fare carriera. Non siamo di fronte a una critica all’Islam, come è stato detto, ma a noi Occidentali, che ci fregiamo di essere portatori di una cultura di rispetto e tolleranza e, alla prossima occasione, ci vendiamo al primo venuto.
Per criticare il mondo basta veramente descriverlo in modo obiettivo: da una parte la critica al capitalismo, arrivato anche a dominare i sentimenti e le relazioni sessuali e, dall’altra, la critica a tutto l’Occidente e alla sua progressiva caduta in un nichilismo passivo, capace solo di risvegliarsi nel momento in cui si attacca l’Altro.
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