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18/11/2019

POETREE - La poesia che ancora resiste

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di Cristina Ceccarelli
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E’ terminata ieri Bookcity, la manifestazione dedicata alla letteratura a Milano dal 13 al 17 novembre. Cinque giorni dedicati all’arte letteraria nelle sue più disparate declinazioni: narrativa, saggio, poesia; e altrettante diverse forme: libro, rivista, voce. Cinque giorni dove pensieri e parole si incontrano per dar vita alle nuove voci emergenti o nuova vitalità a quelle passate, tra presentazioni, dibattiti, condivisione.

E’ un evento sparso in un tutta la città, intessuto nel centro di Milano attraverso la disponibilità di luoghi conosciuti o da scoprire, che si ritrovano sede di un’arte che oggi più che mai ha bisogno di cure attente e manifestazioni accurate.

Di quest’arte, la parte più fragile è la poesia: che necessita oggi un’attenzione specifica, una cura delicata. La poesia che nella sua concentrazione ha tanto da offrire ma che purtroppo, causa autoreferenzialità assunta dalla vanità di poeti dall’obiettivo ermetico, non trova attracco nelle ultime generazioni. Non ci sono più porti sicuri verso il quale la poesia sembra possa dirigersi.

Quello che deve essere compreso della poesia è invece il suo lato universale, che nasce dal particolare, e viceversa. Quella sua potenza comunicativa che quando cercata non ha eguali.

Ed è a partire da questo presupposto che anche quest’anno si è svolta la giornata dedicata interamente alla poesia, con l’obiettivo di avvicinarla a tutti, senza distinzioni di sorta. Il tema: la natura; perché un filo conduttore serve sempre, e mai più di oggi attuale e al centro dell’interesse pubblico.

Il cambiamento e la crisi climatica, nostre ferite aperte, si ritrovano nelle innumerevoli poesie dedicate agli alberi che oggi sono dimenticati della loro importanza vitale, ma che nella poesia hanno vissuto e vivono da secoli, proprio per la loro insostituibile vicinanza all’essere umano.

Da qui il nome POETREE dell’evento, dall’unione di POETRY (poesia) e TREE (albero), poetico gioco di parole, che ha visto i suoi appuntamenti svolgersi negli spazi verdi di Milano: BAM (Biblioteca degli Alberi di Milano), Orto Botanico, Giardino storico di Palazzo Sormani e Giardino di Casa Manzoni. Una combinazione che finalmente prevede di nuovo insieme verde e uomo, in una dicotomia fondamentale ormai persa, che POETREE ha voluto però riproporre.
Foto
L’evento prevedeva un concorso per i poeti emergenti; tra i 100 e più partecipanti, con un ex-aequo, sono due le poesie che hanno vinto:

IL MELO DI ASCHACH AN DER DONAU

Incredibile come questo melo
non capisca quante mele debba fare
se nella casa vivon quattro persone
e gli uccelli non sono mai più di così 

il risultato è che ci sono ancora mele
apfelmus, apfelsaft, apfelkompott
mele che cadono verso il centro della Terra
e vanno raccolte prima che diventino
marce ovvero case per gli insetti
ostacoli per il passo sopra al gelo
mele che puoi dire quante ne cadranno
ma non saprai mai quale cadrà questa volta. 


CONTAVAMO I PINI DI ROMA

Contavamo i pini di Roma.
Ci era caro questo gioco
elementare, poiché lo credevamo
senza fine – finché durerà
Roma – ad uno ad uno 
perdonando di tanta sfrontata
eternità. Sotto uno al Gianicolo
mangiavano le suore, l’ombra
sparsa di briciole al sobbalzo
del nostro irriguardoso ventitré.
Agli Acquedotti il conto esponenziale
pure di altri uguali giocatori di altre
chiacchiere insensate elementari.
Il cento-uno fu sussurro all’Aventino
- che lo portasse il vento fino in alto -
di un fiato corto, umido, bagnato. 

Gli ultimi, nemmeno detti, i pini
vicino Termini. 
Foto
​
Un bel numero, quello raggiunto dal concorso e dagli appuntamenti, che dimostra l’interesse non solo per la poesia, che continua, per fortuna, a esistere e resistere, ma anche per la natura: preziosa, autentica, unica. Come quello che scriviamo in versi.
Quella che voglio proporre io, famosissima per la sua profondità semplice e immediatezza nella capacità di far creare un immaginario simbolico ma ben definito nel reale, è Pianto antico, di Giosuè Carducci.
​L’albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno
da’ bei vermigli fior,

nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora
e giugno lo ristora
di luce e di calor.

Tu, fior de la mia pianta
percossa e inaridita
tu de l’inutil vita
estremo unico fior,

sei nella terra fredda
sei nella terra negra
nè il sol più ti rallegra
nè ti risveglia amor.

Immagini tratte da foto dell'autore

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