Simon Limbres ha 19 anni. Gli piace fare surf, cavalcare le onde, sentire l'adrelina che sale seguendo il ritmo atavico del respiro del mare. Simon Limbres ha dei sogni, e ancora tutta una vita davanti per farli avverare. Ma una mattina qualcosa si spezza. Simon è vittima di un incidente d'auto, ed entra in un coma irreversibile. Morte cerebrale, è la diagnosi. Eppure qualcosa di quel ragazzo di 19 anni continua a vivere: è il suo cuore, che batte ancora in un corpo tenuto in vita dalle macchine. Il cuore di Simon Limbres è il centro di Riparare i viventi: perché quell'organo ormai inutile nel corpo martoriato di un ragazzo di 19 anni diventerà il cuore di Claire, che ne ha disperatamente bisogno. Un romanzo che è la storia di quel cuore (il passaggio da organo che mima grottescamente la vita in un corpo morto a unica speranza di salvezza per chi alla vita vuole rimanere ancora attaccato), il racconto delle ventiquattro ore che vanno dalla morte di Simon all'operazione di Claire. Attorno alla vicenda Maylis de Kerangal (una delle autrici francesi più interessanti degli ultimi anni) intesse, come in un contrappunto, i destini e le tragedie di decine di personaggi, tutti accomunati (pur non incontrandosi mai tra loro) dalla tragedia iniziale. Riparare i viventi è un libro polifonico, che si articola nell'intrecciarsi di una miriade di punti di vista. È il racconto del dolore disperato dei genitori, posti di fronte a una perdita incolmabile e a una scelta difficile e crudele (staccare le macchine che conservano il corpo di Simon per donare i suoi organi); è la lotta dei medici e degli infermieri, la descrizione del loro tentativo (paradossale e scioccante) di trasformare la morte in vita; è la storia di Claire, che dovrà affrontare il paradosso di trovare la propria salvezza nella tragedia di un ragazzo di soli 19 anni, un dono unico ed enorme per cui non potrà mai ringraziare o contraccambiare. Il romanzo della scrittice francese incide nell'animo e nello stomaco del lettore come un bisturi, sia per la crudezza delle parole con cui viene descritta la prassi operatoria, sia per l'analisi impietosa dei sentimenti dei protagonisti – anatomia interna ed esterna di una morte e delle vite che attorno a essa si muovono. E, in sottofondo, rimane sospesa una domanda: cos'è, e dova sta, la vita? È forse essa quel corpo di sangue e organi, in cui un cuore può continuare a battere attaccato a una macchina anche quando della persona non rimane niente, il funzionamento preciso e logorante di un meccanismo composto da vasi sanguigni, ossa e nervi? Cos'è quella scintilla unica e irripetibile che ci rende vivi, se il cuore di Simon, quel muscolo che batteva per lui e insieme a lui può ridare, quasi fosse un semplice pezzo di ricambio, un futuro a Claire? Come si possono rimettere assieme i pezzi di una vita dopo aver vissuto la tragedia più grande – la morte di un figlio? Riparare i viventi (pubblicato per la prima volta nel 2015) è un libro da leggere. Un romanzo forte, che lascia qualcosa nell'anima e nella testa. Difficile spiegare cosa sia; ma, forse, il senso dell'opera di Maylis di Kerangal sta tutta nella citazione di Platonov che le dà il titolo: - Cosa fare ora, Nicolas? - Seppellire i morti e riparare i viventi. IMMAGINI TRATTE DA:
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Febbraio 2023
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