I Giorni del Potere, primo capitolo di una serie di sei romanzi dedicato all’ultimo periodo della storia repubblicana di Roma, ricostruisce con verosimiglianza le vicende politiche, sociali e militari del I secolo a.C. che condussero Gaio Mario al potere. Colleen McCullough, scrittrice australiana resa celebre da Uccelli di Rovo, alterna, sapientemente, ipotesi romanzesche a veridicità storica. Questa verosimiglianza trasporta il lettore, sin dalle primissime pagine, nei vicoli del Foro, del Palatino e della Suburra.
Nei Giorni del Potere la McCullogh ripercorre l'ascesa di Gaio Mario, un uomo dalle grandi ricchezze e dalla brillante carriera militare che diventa generale e governatore di una provincia straniera. Poiché appartiene a una modesta famiglia di Arpino e non scorre in lui “vero” sangue romano, rischia di vedere sfumare il coronamento dei suoi sogni, da anni ostracizzati dall’invidia dei patrizi. A questa figura in forte ascesa si contrappone Lucio Cornelio Silla, un personaggio maggiormente esaltato nei Giorni della Gloria, patrizio dalla nascita, di nobili origini ma “offuscato” dalla etichetta di Don Juan, amante delle donne, dei piaceri e per questo incapace di mettersi in luce nell'esercito e nel foro romano. La vita di Gaio Mario cambia radicalmente una notte del 110 a.C., quando Cesare, avo del ben più celebre Giulio, propone all'homo novus di favorire la scalata sociale dei suoi figli, garantendogli prestigio sociale, in cambio di sua figlia Iulia. Un’occasione irripetibile per Mario che ha l'opportunità non solo di cancellare l'etichetta di uomo dalle umili origini sociali, ma di aspirare, concretamente, al consolato. ![]()
Machiavellica è invece l'ascesa di Lucio Cornelio Silla che, geloso del successo dell'inizialmente amico Gaio Mario e stanco di essere etichettato come un donnaiolo, precludendogli di fatto ogni possibilità di carriera politica, uccide Clitumna e Nicopolis in modo da essere l'unico erede dei loro beni. Ottenuto il censo di cavaliere, Silla sposa Iulilla, la seconda figlia di Cesare, diventando cognato di Mario. Eletto console, vince in tempi brevi la guerra contro i numidi, catturando Giugurta grazie a uno stratagemma ideato da Silla. La vittoria sui Cimbri e i Teutoni ad Aquae-Sixtiae costituiscono il punto più alto della carriera di Mario, minacciata da un senato sempre più ostile nei suoi confronti.
Se l'antico presagio dell'anziana Martha - qualcuno avrebbe cancellato le sue gesta nel giro di pochi anni - inizia a cambiare radicalmente la figura di Mario, portandolo a un crescente odio verso Lucio Cornelio Silla e a pensare che mai avrebbe raggiunto il settimo consolato «solito vecchio Senato, il solito vecchio Popolo, la solita vecchia Roma; il solito vecchio Caio Mario. Vecchio, quarantasette anni. Tra un anno ne avrebbe avuti cinquantasette, e l’anno dopo sessantasette, e poi l’avrebbero issato al centro di una pira di tronchi e fascine e sarebbe svanito in una nuvola di fumo. Addio, Caio Mario, parvenu dei porcili di Arpino, neppure cittadino di Roma», il cognato fatica sempre più a nascondere la sua natura crudele. I Giorni del Potere, per quanto sia un ritratto della Roma repubblicana inevitabilmente romanzato, racconta in modo fedele e minuzioso gli usi e i costumi di quel tempo; inoltre, ci presenta dei personaggi vividi, reali, che amano, si arrabbiano, pensano, piangono e muoiono. Questa la fine non solo del romanzo, ma della giovane Iulilla, suicidatasi dopo aver scoperto che Silla aveva una relazione omosessuale, che vede un irato Gaio Mario minacciato da una nuova figura, Caio Giulio Cesare, figlio di Aurelia Cotta e di suo cognato Caio Giulio.
Immagini tratte da:
http://win.storiain.net/arret/num193/artic7.asp.
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Febbraio 2023
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