Salman Rushdie (1947) è uno di quegli scrittori che non ha bisogno di presentazioni. Egli è un esponente di spicco del cosiddetto realismo magico, la corrente letteraria iniziata da Franz Kafka dove realtà e fantasia si mischiano, unito al suo interesse per la civiltà orientale e occidentale
L’opera che ha consacrato lo scrittore anglo-indiano è senza ombra di dubbio I figli della mezzanotte (1981), dove realtà e finzione si mescolano in modo inscindibile. La vicenda è raccontata in prima persona dal protagonista, Saleem Sinai, nel 1947, quando l’India si è resa indipendente dall’Impero britannico. Sinai racconta la vicenda di mille bambini nati nello stesso giorno e nello stesso anno dell’indipedenza, contraddistinti da una forza sovrumana e inspiegabile e dalla telepatia. L’incontro tra Oriente e Occidente (l’Inghilterra e l’India), il realismo (un episodio effettivo della storia indiana) e la magia (bambini nati con doni straordinari e soprannaturali) segnano già le linee future della narrativa dello scrittore.
Tuttavia, Rushdie non è soltanto fantasia, ma è, soprattutto, uno scrittore impegnato contro la lotta al fanatismo religioso e, per sua stessa ammissione, un ateo militante. Lo scritto che ha reso noto e controverso l’autore al grande pubblico internazionale è indubbiamente i Versetti satanici (1988). L’opera è stata criticata dal pubblico di fede musulmana per il modo con cui lo scrittore tratteggia la figura del profeta Maometto, il quale si fa messaggero inizialmente di divinità politeiste per poi diventare il profeta dell’unico Dio, cioè Allah, dichiarando di essere stato traviato dal male. La guida suprema iraniana, l’Ayatollah Khomeini, non esitò a emanare una fatwa, una condanna formale per quanto scritto da Rushdie, che comportava anche una condanna a morte.
Va da sé che la vita del letterato e dei suoi collaboratori si sia trasformata da quel momento in poi in un incubo e Rushdie stesso ha descritto la sua esistenza sotto la condanna persistente di morire da un momento all’altro nella sua autobiografia Joseph Anton (2008). I nomi del titolo si riferiscono ai suoi due scrittori preferiti, Joseph Conrad e Anton Cechov, e Rushdie non fa altro che descrivere l’esistenza di un condannato a morte.
Uno scrittore contro il fanatismo religioso: come fece Spinoza nel 1600 col Cristianesimo e l’Ebraismo, Rushdie non ha esitato a fare lo stesso con l’Islam, anche a rischio della propria vita. Recentemente, a seguito dalla sparatoria nella redazione di Charlie Hebdo, l’autore non ha esitato a difendere la libertà di satira contro le ingerenze della religione, concludendo che anche le religioni, come tutte le cose, devono essere soggette a critica e satira.
Nel mondo in cui viviamo c’è bisogno di intellettuali e scrittori come Salman Rushdie, pronti a sfidare l’autorità costituita. Immagini tratte da: https://pbs.twimg.com/profile_images/1655254469/photo-2.JPG https://www.indiainout.com/wp-content/uploads/2015/08/I_figli_della_mezzanotte.jpg http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?item_id=01c37b9865680e877a https://images.gr-assets.com/books/1347985243l/16033760.jpg
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Febbraio 2023
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